Maremma – 4
Osservo il salire e lo scendere della risacca, a volte turbolento, a volte più tranquillo, come i ricordi che si mescolano, si cancellano, riaffiorano… il mare da piccolo, con mia mamma che mi gridava di stare attento, le bollicine su per il naso quando l’onda ti travolge e tante stelline brillanti davanti agli occhi… la risacca col mare mosso ti stordisce, ti fa girar la testa… le onde alte ti sbattono addosso gli spruzzi e molecole di iodio…
Alla ricerca delle meraviglie sconosciute di questa bell’Italia.
Pereta, non sapevo neanche che ci fosse, è un paesino medievale delizioso, tenuto bene, ma con niente di nuovo, le stradine di trachite sembrano ancora originali, come la torre alta 29 metri, la porta d’ingresso, le pievi romaniche, le vecchie case, un piccolo complesso realizzato, anche questo, su uno spuntone roccioso a 30 km. dal mare, in mezzo a filari di viti e di olivi.
Oltre allo iodio e agli spruzzi, le onde mi hanno sbattuto addosso anche una medusa che per fortuna mi ha colpito solo di striscio. Il bruciore lo elimino con un po’ di pensiero yoga e un po’ pensando a questo posto , cosicchè arriva sera che sono quasi guarito dalle bruciature, pronto per il test culinario.
La trattoria della Maria ha 170 anni di storia, appena dentro le mura di questo villaggio medievale, e devo dire che si mantiene bene.
Il locale è piccolo, ci staranno sì e no 40 coperti, anche abbastanza stretti (noto che un tavolo risulta praticamente inagibile, tanto è addossato agli altri). E’ comunque arredato bene, rustico.
Il cameriere, giovane e un po’ incerto, timoroso quasi, direi… (secondo la Marta, è lontano parente di Caius Pupus, la guida di Asterix nelle sue 12 fatiche ), fatica a spiegarci la filosofia del locale: menu fisso a 25 euro a testa, con acqua e Morellino a volontà, tre antipasti, tre primi, sorbetto, due secondi, contorni, dolce, caffè, liquore.
Io e la Marta ci guardiamo sbigottiti...
E cominciamo...
Come antipasto ci viene portato un piatto con due mezze fette di melanzane alla griglia, fatte bene, senza bruciature, poi un ovale con prosciutto crudo salato e due fette di salamino di cinghiale (ottimi i salumi), infine una bruschetta di pomodoro e pecorino (niente di speciale, ne ho mangiate di meglio).
Il vino è discreto, sfuso, tenuto in bottiglie aperte dentro un frigo con la portella di vetro.
I primi proposti sono: tortelli di ricotta e spinaci al ragu, tagliolini ai funghi, gnocchetti con panna e tartufi.
Io mangio solo il primo primo, la Marta prende i tortelli conditi con panna e tartufo.
Buoni entrambi i primi, tortelli fatti a mano, sembra, da quello che viene scritto sulla cronaca del posto. Quelli con il tartufo un po’ sommersi dalla panna. Il ripieno e la pasta non sono memorabili, ma neanche cattivi.
Arriva un sorbetto al limone, buono, va giù anche quello.
Quindi un piatto di pomodori tagliati a fette larghe e piatte, deliziosi (sicuramente dell’orto, tanto erano buoni), conditi con l’olio di Scansano.
Breve pausa e poi ci facciamo portare i secondi in due capienti ovali: maialino al latte con patate al forno da una parte e cinghiale in umido dall’altra.
Entrambi favolosi, squisiti, cotti alla perfezione, tenerissimi, gustosissimi, altissimo livello. Ottime anche le patate. Il maialino mi ha ricordato i migliori porceddu mangiati in Sardegna, grossa cotica e carne che si scioglieva.
La presentazione dei piatti non è d’alto bordo, ma coi secondi la qualità della materia c’è tutta, e anche della cucina, perché bisogna essere veramente bravi a cucinare così.
Stiamo veramente scoppiando… due grossi teutonici, seduti vicino a noi, si sono fatti fuori tutte le portate, compresi i tre primi a testa… noi chiediamo un solo dolce in due e ci facciamo portare i cantucci col vin santo, anche in questo caso sta scritto che sarebbero fatti da loro. Io veramente ho qualche dubbio. Il piatto è enorme, e, assieme alla bottiglia di vin santo, viene lasciata lì sul tavolo anche una bottiglia di grappa al ginepro senza etichetta, ottima anche quella.
Un posto più popolare, come tipo di cucina e di presentazione, rispetto a quello di Montorgiali, ma con punte d’eccellenza anche qui.
Il menu fisso non è un gran problema, perché comunque ci sono sempre più scelte, e se uno vuole può anche mangiare di meno. Certo che l’impostazione non appare troppo equilibrata, si tende a mangiare comunque in quantità disumane. Il prezzo è molto molto onesto e, nell’incertezza tra tre e quattro, anche in considerazione della caratteristica ambientazione, opto per la valutazione più alta.
Consigliatissimo!!