Adesso buona parte dell’orrido è superabile con due nuovi tunnel, ma ricordo ancora com’era la parte iniziale della Val d’Ega nella tarda primavera del 1967, dopo l’alluvione dell’autunno precedente: spazzata via la strada, si procedeva sul macadam di ghiaia col pullman, quasi al livello del torrente, con una serie interminabile di curve ripide tra gli spigoli di roccia scura.
Obereggen ancora adesso non è un paese. Siamo a quota 1.570, non c’è la chiesa ed esiste solo una rivendita di tabacchi e giornali, con cinque sei hotels e qualche pensione; il centro più vicino è Ega, quattro km. più in giù.
Il nostro albergo è un tre stelle sup., posizionato sulla stradina che porta su al Passo di Pampeago, sotto la Cima Valsorda del Latemar. L’idea iniziale di recensire due cene memorabili la devo trasformare un po’ per spiegare anche cosa offre l’hotel, perché vale veramente.
Sono due edifici a fianco del bosco e del pascolo: uno costruito a metà anni settanta e l’altro, con la zona welness, fatto qualche anno fa. Nella parte più vecchia le camere sono comunque nuove come arredo. Solo le mattonelle del bagno, bello spazioso, sono datate.
TV satellitare in camera e terrazza che guarda il Latemar.
C’è qualche defaillance nella ristrutturazione ed un ingresso dall’estetica non all’altezza, secondo me, ma sono aspetti perdonabili nell’economia e nella valutazione generale, comunque migliorabili.
Eccellenti i servizi di relax e benessere: una piscina interna da una dozzina di metri per sei (acqua a 28-29 gradi), una piscinetta separata con acqua bassissima per i bambini, un’altra piscinetta a 38 gradi con spazio per idromassaggio e con getti per la cervicale: dopo due cicli da un quarto d’ora, l’acido lattico delle camminate si è già sciolto, niente più carne greva o quasi.
Una stanza da riposo con lettini e il giardinetto esterno con sdraietti per prendere il sole uniscono la zona piscina con quella delle saune: c’è la sauna normale a 80 gradi, la sauna bio a 60 gradi, il bagno turco a 45 gradi (anche l’interno del bagno turco dovrebbe essere rivisto esteticamente, secondo me), docce con secchio di ghiaccio per il dopo sauna, accappatoi ed asciugamani sempre puliti a disposizione. Essenze di pino mugo e/o eucalipto nel bagno turco, essenze di arancio nella sauna bio.
Stanza a fianco: ragazzona asburgica, rossa di capelli ed occhi verdi, per i massaggi e le creme per la pelle. Dottoressa veneta (moglie del padrone, mi sembra) per i trattamenti osteopatici e craniosacrali, massaggi ayurvedici, abyanga pindasweda, shirodara ecc.
Vicino, una palestra superattrezzata con tapis roulant, pesi, addominali e quant’altro, tutto nuovo di trinca.
Altro stanzone con biliardo, calciobalilla, freccette e flipper.
Fuori, due campi da tennis; volendo c’è anche il maestro.
Ancora qualche metro più in là, le vacche che pascolano.
Tre escursioni guidate in alta montagna per quelli che non si sono preparati e un corso di due ore di nordic walking per chi desidera imparare bene.
Tutto è compreso nel prezzo (allucinante!) di 62 euro per persona al giorno in mezza pensione, esclusi i massaggi-trattamenti, il maestro di tennis ed escluso il bere a cena.
Non mi soffermo troppo sulla colazione, mega, con ogni ben di Dio, tutta roba fresca, affettati di ogni tipo appena tagliati, formaggi pure, uova, yogurt in diverse versioni, the di tutti i tipi, pane altoatesino di mille fogge, latte o caffè per chi lo vuole, frutta fresca e in macedonia appena fatta, cereali, marmellate fatte in casa, torte, brioches calde appena sfornate… mi fermo, avrò dimenticato qualcosa… ecco, mi sembra mancasse lo spumante, che in altri hotels altoatesini vedevo spesso presente…
Procedo con la cena perché è la parte più interessante: alta cucina, ottimo chef.
Cerco di evitare anche gli aggettivi, per non ripetermi, basti sapere che tutto era ottimo, cotto a puntino, perfettamente presentato, con un’inventiva veramente di livello superiore.
Abbiamo pasteggiato con un Cabernet Sauvignon della Cantina Tramin (Termeno) del 2009, da 13 gradi.
Vino corposo, con un colore rosso carico. Profumi di frutta rossa e gran boccato avvolgente. Eccellente. Poi, due bottiglie di Meraner gasata (3,50 euro l’una, un po’ tanto). La bottiglia di vino al tavolo costava 15 euro, poco. Presentata dal cameriere prima della stappatura e previo assaggio.
La prima cena (e in genere ogni cena nei giorni diversi dal lunedì) inizia con il buffet di verdure, a volontà… insalate di diversi tipi, spinacetti crudi, molesini, cappucci, rape rosse, pomodori, mais, fagioli lessi con le cipolle, e altro che salto… salse di yogurt con cetrioli ed erba cipollina, un olio extravergine spremuto a crudo parecchio “consistente”, molto penetrante: questo è quello che ho preso io, con un panino nero ai semini di girasole e una fetta di pane bianco fatto in casa dallo chef , con semi di pistacchio e ricoperto da semini di papavero, morbidissimo, perfettamente lievitato.
L’antipasto è un tortino di grano saraceno appoggiato, alla base, su una pozzangherina fatta da crema di formaggi e noce moscata, più, sopra, una fettina di salame di cinghiale.
Le porzioni in piatto sono ridotte, ma in considerazione del buffet precedente di verdura e del numero delle portate, alla fine si arriva con una bella sensazione di pienezza non esagerata.
Il primo è una crema di asparagi con annegato un gnocco di crescenza e rucola, appetitosa.
Il secondo erano costine di maiale arrosto, tenerissime, si scioglievano, camembert alla piastra, patate stufate con la cipolla e dadolata di carote e piselli saltati in tegame, molto gustosi.
Come dessert un carpaccio di ananas con sopra una mousse di cioccolato bianco e coulis di frutto della passione.
A buffet una selezione formaggi altoatesini accompagnati da mostarda di mele, di fichi e di peperoni piccanti.
La sala è elegante, con qualche sciccheria di troppo (lucine intermittenti e strani pesci vaganti, appoggiati verticali sul tavolo del buffet… boh…), che rispecchia peraltro l’indole di un cameriere proprietario che si è presentato con braghe lilla, camicia viola, cravatta verde chiaro fosforescente a striscioline lilla e ciuffo centrale, schizzato, di capelli GIALLI.
Il clima è molto rilassante, con candela a centro tavola e presentazione della posateria in modo sempre originale, con disegni diversi dei tovaglioli. Il piatto di sostegno era grande e in vetro bocciardato leggermente brunito, con sotto due foglie gialle (di tela), che si intravedevano. Molto bello. Posateria semplice, ma perfetta in numero. Idem per i bicchieri.
L’unico turbamento di una pace silenziosa è determinato (ma non è caratteristica solo di questo posto, eh…) dalla battutina in tedesco del cameriere ad un tavolo di germanici che scoppiano in una fragorosa risata della durata di tre - secondi – tre, e poi stop, ssss, Schweigen. Dopo cinque minuti ancora battutina, e ancora risata fragorosa, e poi silenzio. E poi ancora, sempre con la stessa frequenza: alle ultime ridevo sguaiatamente anch’io (e poi stop d’improvviso ).
La seconda cena è iniziata con un aperitivo all’aperto a base di Prosecco Valdobbiadene Val d’Oca (a volontà…) e poi tanti stuzzichini, pizzette, arancini di riso, tartine… Per chi non voleva il Prosecco, e per i bambini, c’erano succhi di frutta; per chi voleva entrambi, un cocktail.
Quindi l’antipasto: fettine di tonno crudo su misticanza d’insalatine con olio di semi d’uva. Tonno freschissimo.
Poi: consommé di coda di bue con palline di pasta choux. Dentro il brodo c’era un gnocco fatto con il manzo macinato fino fino.
A seguire, ravioli fatti in casa farciti con brasato e ricoperti da un sughetto di finferli per mia moglie, al burro e salvia per me. Perfetti anche questi.
Sorbetto al mandarancio, paradisiaco.
Guanciale di manzo al Santa Maddalena (tenerissimo, squisito) con pannella di ceci, strudel di parmigiano e dadolata di verdure (carote, melanzane, zucchine), riso pilaff bianco e nero con cipollina glassata.
Dessert con millefoglie di pasta filo con mousse di pera e pere lessate a fettine sottili, fiori di sambuco e salsa al Calvados. Straordinario.
Concludo con un’acquavite Williams Pircher, distillato di pera (4 euro), e una sigarettina da gustare profondamente e voluttuosamente, seduto fuori col maglioncino, davanti alla Cima Valsorda, aranciata dal sole del tramonto sopra i boschi scuri, col profumo di erba appena tagliata e i rintocchi dei campanacci delle vacche in lontananza.
Imperdibile!!!
[johnnybazoo]
07/07/2011
ma il proprietario chi era Sbirulino?!
rapporto qualità prezzo ottimo
ma i 69.50 si riferiscono al prezzo giornaliero dell'albergo, o ci sono anche degli extra?
durante la colazione ti danno anche la possibilità di farti i panini per il pranzo al sacco?