Avrei voluto lasciarle un'ultima carezza, strofinarle un po' tra le orecchie e il collo, che a lei piaceva tanto... e, quando smettevo, mi prendeva il braccio con la zampa perchè continuassi...
Invece, nella fretta della partenza, mi sono dimenticato e ora non riesco a darmi pace...
La Lonja da fuori non è un granchè, dà su una via trafficata vicino alla spiaggia di Valencia, ha delle mattonelline azzurre sul bordo della porta d'ingresso, come quelle che ci sono in alcune pescherie, ed è molto attaccata ad altri negozi di modesto lignaggio.
C'è il proprietario sull'uscio un po' stretto. Si sta fumando un sigaro e ci guarda sorridendo mentre entriamo strisciando sulla sua pancia, perchè sono “solo” le nove di sera... “Italianos? Pronto el menu italiano!”
Il locale dentro è semplicissimo, prima il banco bar, ordinario, poi la cucina con le vaschette per il fritto e con la piastra elettrica, quindi la sala da pranzo a seguire: un bigolone lungo. Arredo normale, quasi spoglio, con delle reti attaccate ai muri, clima familiare, vecchi e giovani che servono in tavola, sembrano tutti parenti.
La visita alla Città della Scienza, un capolavoro di ingegneria e di idee (di architettura estetica forse un po' meno, ma è questione di gusti), era stata esaltante, soprattutto per quell'Hubble che mi ha mostrato una parte di universo a me sconosciuta, in una splendida giornata di sole, con un contrasto nitidissimo.
Ma la mia Tara sta male. Arrivano, ogni dieci minuti, telefonate da casa, perchè la mia cagnòta non ce la fa più a respirare, adesso rantola... non si muove più. Mio figlio Stefano le solleva la testa e la mia Elisa con la mano le dà da bere.
La Marta è angosciata per i figli che sono là.
Chiamo il veterinario col cellulare e gli dico, deglutendo a fatica, di andare a prenderla, di addormentarla per far finire l'agonia, se non ci fossero state altre possibilità.
Il giorno della mia partenza, alla sera, si era già quasi immobilizzata... quasi un presagio... aveva aspettato che andassi via io?
Ci viene portata una mezza minerale gasata e una bottiglia di bianco valenciano mosso, simile al nostro Turà, niente di particolarmente speciale, ma col pesce va giù lo stesso, anzi aiuta.
Ci sono le uova di seppia, che da anni volevo mangiare. Non è il momento migliore per soddisfare in modo rilassato questo mio desiderio... ne ordiniamo comunque un piatto alla piastra... semplici, sarebbero eccellenti, solo pesce freschissimo cotto.
La signora proprietaria, una vecchiotta bionda circa settantenne, tutta inrossettata, ci dice che ogni mattina alle sei e mezza lei va al mercato a far spesa di pesce. E' contenta e orgogliosa (si nota) perchè le ho detto che il suo locale è conosciuto e recensito anche in Italia.
Arriva il vassoione di frittura, con sopra ogni ben di Dio: soglioline, trancio di anguilla, merluzzetti, pesce persico, moscardini, gamberoni, uno scampo, trigliette, tante sardine. Cottura perfetta, niente unto o quasi, pesce freschissimo gettato dentro nell'olio bollente, olio per niente consunto. Assieme alla frittura un po' di patatine fritte sottili, come le S.Carlo o simili, ma fritte lì al momento, come si usa da queste parti.
Penso a quanto sarebbe piaciuto lo scarto anche alla Tara, qualche testa di pesce... quante volte gliel'ho portato dal ristorante o da case di amici o dalla nostra cucina... e lei al solo vedermi si leccava i baffi tutta contenta e mi saltellava attorno impaziente...
I bagni sono puliti, ma io li uso solo per andare a piangere, più volte, e a lavarmi gli occhi, senza farmi vedere, con la scusa delle mani sporche di pesce e dell'assenza di salviette al limone.
Sabato, il giorno prima della nostra partenza, era entrata nel mio studio e mi aveva fatto anche due scambietti per giocare, poi si era strusciata sulle mie gambe col suo nasone umido per farsi accarezzare. Dopo le carezze, si riaccovacciava vicino alla porta della cantina, a qualche metro dal mio studio, il posto più fresco della casa quando comincia a far caldo.
Sempre vicini noi due, per quindici splendide estati.
Ora non la troverò più al mio ritorno a farmi le feste, a saltarmi addosso, a spingermi a tradimento da dietro con le zampone sulla mia schiena.
Terminiamo con quattro cannolicchi giganti cotti alla piastra: quasi eccellenti anche questi, forse qualche parte leggermente duretta, ma credo più per conformazione del tipo di pesce che altro.
Niente dessert, non ne abbiamo voglia.
Non c'è cosa che possa addolcire l'angoscia infinita di questa sera. E anche delle seguenti.
Il servizio è stato gentile e veloce. Mentre arrivava la cuenta, il locale si stava completamente riempiendo, alle 22,30 gli avventori arrivavano a frotte a cenare, tutti spagnoli, di medio basso tenore sociale, almeno alla vista.
Abbiamo speso 34,40 euro in due, pochissimo, ma lì per lì neanche ci penso...
...
... Addio mia bellissima e dolcissima cagnòta, amica selvaggia e affettuosa di questi quindici anni.
Mille corse - ma proprio mille - abbiamo fatto insieme per i campi e le colline... ad annusare il vento e le siepi, le vigne e i muri di tufo... compagna forte e silenziosa, occhio istintivo, lo abbiamo segnato il nostro territorio, lo abbiamo segnato.
Non volevo esserti distante in questo momento.
Un'ultima carezza te la dò coll'anima.
Ciao nasòna umidòna, ti tengo e ti terrò sempre nel cuore.
Consigliatissimo!!
[joy]
21/07/2011
Recensione molto toccante