Triana, l'altra parte del fiume.
Leggo che sulla sponda occidentale del Guadalquivir si unirebbero la Siviglia antica con quella moderna. Secondo la leggenda mitologica, la dea Astarté per sfuggire alla persecuzione amorosa di Ercole passò il fiume e si rifugiò lì, fondando Triana.
Noi ci andiamo per cenare.
Si tratta di un barrìo molto popolare e il nostro ristorante si trova al piano terra di un quartierino di condomini popolari (tipo case ATER, per intenderci) tutti bianchi e abbastanza pessimi... al primo impatto... vederlo da fuori, c’è da rabbrividire, è affiancato da serrande in lamiera di garages al piano terra dei condomini... forse, originariamente, era un garage anche il nostro ristorante.
Dentro invece è molto carino e incasinato. I muri sono neri, con scritto in gesso il menu un po’ dappertutto. Vicino all’ingresso dei bagni (piccoli, abbastanza puliti) ci sono degli attaccapanni con delle magliette distese, appena uscite dalla lavatrice. La cucina è dietro un grande bancone, in vista.
Tutti ragazzi giovani a servire e a cucinare.
Noi siamo sempre sei, fuori ci sono 37 gradi e si brucia. Ci accomodiamo dentro, dove un’aria condizionata sparata farà venire il torcicollo a me e il mal di gola a uno dei miei amici.
Mise en bouche offerta con le solite olive schiacciate in salamoia, stavolta però accompagnate da ottimi peperoni senza buccia, tiepidini, e da lupini.
Cominciamo ad ordinare i piatti che ci ispirano e ce li dividiamo tutti.
Tutti strepitosi, fantasiosi, tutti con cucina ottimamente curata e presentazione di alta scuola.
1. Polpo fritto con anelli di cipolla (ugualmente fritti) e salsa tonnata.
2. Risotto con dei funghi tipo porcini e magret di canard tenerissimo (io ho assaggiato solo il petto d’anatra).
3. Verdure miste con le rape a farla da padrone, saltate con un pesce strano non bene identificato (ci è stato detto il nome, ma non corrispondeva a niente in italiano o in inglese o in francese), anacardi e salsa di soia.
4. Tonno fresco di Barbate (località lì vicino, sull’Atlantico, tra Cadice e lo stretto di Gibilterra), straordinario, gustosissimo, scottato appena, servito con misticanza ed un’altra salsa particolare non identificata.
5. Vieiras: capesante con asparagi tagliati a fettine sottili e salsa base con croccantini di nocciole caramellate. Particolarmente buone, accostamento indovinatissimo.
6. Trancio di bacalao fresco, detto alla carbonèra (ma non c’entra niente con la nostra carbonara), con filetti di cipolla a capelli d’angelo fritti.
Pane nero e bianco a volontà (strano per la Spagna, dove di solito te lo portano contato o te lo fanno pagare in aggiunta).
Da bere, assieme all’acqua, una bottiglia di vino bianco gallego “El jardin de Lucia” – Rias Baixas DO, da 13 gradi, del 2009, molto profumato, con fondo di mandorle. Ottimo.
Ho imparato che i migliori vini spagnoli sono del nord, come da noi del resto. Naturalmente parlo in generale, poi ci sono sempre le eccezioni. Al sud, a una settantina di km. da Siviglia, di fronte al Marocco, c’è Jerez de la Frontera, ma lì il vino è più sherry che vino... un po’ come il marsala in Sicilia.
Assaggiati tutti questi piatti, raddoppiamo: ognuno si ordina per intero quello che gli è più piaciuto. Io ho bissato le capesante, veramente eccellenti, porzioni giuste, non abbondanti, però due piatti sono due piatti...
Verso le dieci, come tradizione, il locale si riempie... tutti spagnoli, zero turisti, tutti giovani, tanta, ma tanta bellas figheras (quasi immeritata per dei babbioni come me), tanta movida, gran casino, gran posto.
Siamo arrivati al dessert. Io e il falchèto ci dividiamo i nostri due.
Piñacolada: pezzetti di ananas, crema di latte, strato di marmellata di un frutto non identificato, spolverata di cocco.
Yogurt greco con strato superiore di marmellata di mandarancio e di frutto della passione (ce l’hanno detto, altrimenti non indovinavamo).
Il tutto, presentato su un enorme tagliere, pieno di dessert, dove si poteva scegliere quello che andava di più.
Tra gli altri dessert, ricordo una mousse di cioccolato in una scatola di sardine, che ugualmente attirava molto...
Il conto finale è di 17 euro a testa, una miseria...
Il giudizio è tra i quattro e i cinque, perché il locale non è il massimo della raffinatezza, specialmente da fuori (ma anche dentro... quell'aria condizionata...), però, dovendo scegliere, scelgo i cinque, perché la cucina era di altissimo livello e poi è un posto caratteristico della Spagna giovane, che straconsiglio se uno va da quelle parti, anche se è un babbione scosso ed eccessivamente emozionabile.
Imperdibile!!!
[joy]
29/07/2011