Federico Garcia Lorca nacque in un paesino vicino a Granada.
A Granada visse gran parte della sua vita e a Granada morì, a 38 anni, fucilato dai fascisti di Franco, in quanto repubblicano (ed omosessuale “per giunta”). Venne gettato in una fossa comune ed il suo corpo non fu mai più ritrovato. Solo dopo il 1975, cioè dopo la morte di Franco, vennero messi a pieno in evidenza il valore e la bellezza delle sue opere. Due anni fa cominciarono delle ricerche approfondite per ritrovarne il corpo, vicino al luogo dove venne fucilato, ma quest’anno le ricerche sono state sospese per mancanza di fondi. C’è la crisi anche lì.
Los Diamantes è un buco. Un bigolino lungo una dozzina di metri e largo tre. Vederlo non dà subito una bella sensazione. Ã? nella Calle Navas, forse la più bella della Granada cristiana, piena di ristorantini carini, con tanti bei tavoli fuori, ombrelloni, bell’arredo, menu invitanti.
Los Diamantes invece non ha tavolini fuori, ha un’unica porta vetrata larga un metro e mezzo, con serramento metallico un po’ strapazzato, ed un’insegna luminosa in plastica bombata tipo anni sessanta, simile a quella del Caffè Segafredo (bianca con la scritta rossa e nera, ma non ricordo se c’è il nero).
Ho ancora nella testa lo spettacolo di flamenco a cui abbiamo assistito di fronte all’Alhambra, nei giardini del Generalife, rivisitato con i commenti e le poesie di Garcia Lorca.
Riusciamo ad occupare, dopo un po’ d’incertezza, uno degli unici tre tavolini nell’ingresso del localino. Sono di quei tavolini in lamiera di ferro, tondi, con tre gambe che partono dal ripiano con una curvetta e fanno fatica a stare in piedi senza traballare…
… ahiahiahiahiaiiiiiii… ahiahaiahaiahiahaiahiiiiiiii… sporchetto il locale, pieno di tovagliolini di carta usati, accartocciati e buttati per terra. Mattonelline gialline abbastanza brutte, per terra e sulle pareti.
La testa mi rimbomba di hola, lì sembra si conoscano tutti, e della chitarra strepitosa e del tacchettìo del flamenco e dell’ahiahiahaiahaiahaiiiii del cantante e delle poesie di Lorca e del gran vociare dei camerieri che urlano i piatti alla cucina…
Entra la vecchietta in difficoltà , ci sono due bancarie (dai discorsi e dalla mise), ci sono gli operai di qualche azienda spagnola, il distinto signore in giacca e cravatta, con valigetta e da solo, tutti al banco, in piedi, stretti, a gustare i piatti de Los Diamantes. I due terzi del localino sono occupati da questo bancone, un po’ alto, dove la gente mangia in piedi alcune tapas svelte di pesce fritto.
Umanità mista, cuore pulsante di Granada, e io mi incanto ancora a pensare, come un deficiente mi dicono alcuni, ma non mi interessa la distinzione che la morte sia di un animale...
Oggi sento nel cuore
un vago tremore di stelle,
ma il mio sentiero si perde
nell'anima della nebbia.
La luce mi spezza le ali
e il dolore della mia tristezza
bagna i ricordi
alla fonte dell'idea.
Tutte le rose sono bianche,
bianche come la mia pena,
e non sono le rose bianche
perché ci ha nevicato sopra.
Prima ci fu l'arcobaleno.
Nevica anche sulla mia anima.
La neve dell'anima ha
fiocchi di baci e di scene
che sono affondate nell'ombra
o nella luce di chi le pensa.
La neve cade dalle rose,
ma quella dell'anima resta
e l'artiglio degli anni
ne fa un sudario.
Si scioglierà la neve
quando moriremo?
O ci sarà altra neve
e altre rose più perfette?
Scenderà la pace su di noi
come c'insegna Cristo?
O non sarà mai possibile
la soluzione del problema?
E se l'amore c'inganna?
Chi animerà la nostra vita
se il crepuscolo ci sprofonda
nella vera scienza
del Bene che forse non esiste
e del Male che batte vicino?
Se la speranza si spegne
e ricomincia Babele
che torcia illuminerÃ
le strade della Terra?
Se l'azzurro è un sogno,
che ne sarà dell'innocenza?
Che ne sarà del cuore
se l'Amore non ha frecce?
Se la morte è la morte,
che ne sarà dei poeti
e delle cose addormentate
che più nessuno ricorda?
O sole della speranza!
Acqua chiara! Luna nuova!
Cuori dei bambini!
Anime rudi delle pietre!
Oggi sento nel cuore
un vago tremore di stelle
e tutte le rose sono
bianche come la mia pena.
(F. Garcia Lorca)
Ordiniamo un piatto pieno di gamberi grossi, pelati e fritti. Poi un piatto pieno di calamari, tagliati a fettine sottili (di dimensioni diverse da quelli che mangiamo noi surgelati). Per loro sarebbero due piatti ridotti… hai voglia…
Prima di portarci i due piatti ordinati, il cameriere esce dalla cucinetta (questa invece pulita, ad un esame a distanza) con un piattino contenente quattro grosse fette tonde di melanzane impanate e fritte, con sopra il miele… superbe… mi lacrimano già gli occhi, ma forse è per il mio stato d’animo generale… eccellenti, alto livello…
Poi due birrette alla spina, ad una temperatura fresca ideale (che vuol dire non ghiacciata per me).
I due piatti di pesce fritto sono semplici, ma il pesce si sente che è freschissimo. Il tutto viene accompagnato da due pagnottine di pan salato, una specialità di Granada, molto buono, con grani di sale grosso in superficie.
Questo locale è molto conosciuto dai granadini: la signora del nostro hotel ci dice che quando hanno finito il pesce, mandano via tutti e chiudono, a prescindere dall’orario.
Abbiamo speso 20,90 euro in tutto… che dire, sono incerto se dare cinque cappelli per l’eccezionalità del posto o se darne quattro per l’ambiente povero e scarno, e per l’arredo scadente… la poesia e il sentimento mi spingerebbero a darne cinque… ma adesso son passate due settimane, mi sto pian piano riprendendo, la poesia uno se la legge e se la medita… questo locale è un “quattro imperdibile”.
Consigliatissimo!!
[johnnybazoo]
02/08/2011
dai sù ancora un pò di tempo e poi rimarranno "quasi" solo i bei ricordi, e poi se proprio non ti passa a settembre sono disponibili i cuccioli della monta estiva