Fresca di inserimento nell’elenco Slow Food, questa trattoria è in un bell’edificio restaurato, con pietre a vista dall’esterno, nella frazione di Torbe, sulle colline poco sopra Negrar, con un panorama bellissimo che arriva fino giù a Verona.
Come spesso capita quando la moglie è all’estero, dedico una sera a cena fuori, con qualche figlio/a, per scambiare due chiacchiere un po’ tranquille. Stavolta è il turno del musicista.
Il locale dentro è molto bello: un grande arco di pietra ci accoglie all’ingresso, travoni tondi sul soffitto di legno antico, carolato e trattato chiaro, mobili antichi restaurati, quadri particolari alle pareti (alcuni di un pittore che dipinge solo persone ciccione, non mi ricordo chi è...). Bagni belli e puliti, al piano mezzanino, su per sette otto gradini di una scaletta con la ringhiera in ferro battuto.
Da bere prendiamo una bottiglia di acqua gasata e un quartino di Valpolicella sfuso di una cantina di Quinto. Il vino è parecchio buono, leggermente speziato e abbastanza invecchiato per essere un semplice classico, sembrava quasi un superiore, da 12,5-13 gradi stimati.
Prendiamo due secondi che ci dividiamo. Un coniglio arrosto con polenta e una tagliata di scamone di manzo alla brace, con rucola e scaglie di grana.
Nel cestino di vimini due categorie di pane: uno alle noci, tiepido, fatto da loro (ottimo), uno normale, anche questo tiepido, pure fatto in casa, molto buono anche questo. Poi c’erano dei grissinoni artigianali.
Eccellenti e tendenti all’abbondante i due piatti di portata: il coniglio era tenerissimo e gustosissimo, in un sughetto mi sembra a base di zucca sminuzzata e olive ugualmente sminuzzate; la tagliata ugualmente molto buona e tenera, con quel sapore da brace che ti fa venire l’acquolina solo a nominarlo, non bruciata in nessun punto, perfettamente al sangue (perfettamente per me, nel senso che era di una cottura media).
Il cameriere/proprietario è un soggetto molto gentile, disponibile e servizievole, quasi troppo… perché con una coppia di clienti americani, nel tavolo vicino a noi (lei che parlava un po’ italiano), si esibiva con una quindicina di “non c’è problema” ... alla maniera slava... anche su risposte in cui non serviva... simpatico!
Assieme ai piatti di portata ci siamo fatti portare della verdure molto molto buone. Innanzitutto le melanzane fritte (io ne ho mangiate solo un paio per questioni... mediche..., Stefano invece si è buttato a capofitto), che sono la specialità del posto: eccellenti, in un ovale abbastanza grande.
Poi patate al forno in un ovale altrettanto grande, che ugualmente ho appena assaggiato, per questioni uguali a quelle di prima... , ma Stefano ci si è tuffato dentro: buonissime, perfette.
Quindi una terrina enorme di pomodori e molesini, dove mi ci sono buttato dentro io (per questioni... ), normali.
Ed infine delle cipolle di Tropea in agrodolce al forno, molto buone, che io ho testato appena (per questioni... bla bla bla...) e che Stefano non ha degnato di uno sguardo perché era strapieno.
Non ho assaggiato (sempre per le stesse questioni) i primi di pasta fatta in casa, molto invitanti vedendo i piatti passare, in gran parte a base di tartufi locali, né i dolci.
Abbiamo speso 42,50 euro in due, prezzo che mi sembra equo. La quantità era davvero notevole e la qualità anche. Niente che non andasse più che bene.
Sto un po’ sparagnino sul giudizio finale solo perché in questa cena mi mancano alcuni assaggi, ma il posto è davvero da provare (in passato lo avevo provato più volte con i medesimi ottimi risultati).
Consigliatissimo!!
[mizoguccini]
09/09/2011