I borlenghi non fanno per me.
E' questa la constatazione a cui sono arrivato dopo una cena veloce all'Osteria Santa Lucia.
Intendiamoci, non per la qualità dei loro borlenghi: anzi, questa volta li ho anche trovati migliori della volta precedente.
E' solo che per i miei gusti la zampanella batte il borlengo dieci a uno e chi ancora continua a dire che sono la stessa cosa, li provi entrambi e capirà che la differenza è abissale. A partire dalla loro presentazione.
Comunque sia, torniamo verso la città dopo il weekend alla festa del cioccolato di Sestola.
Passando da Castel d'Aiano, dedicidiamo di sostituire una semplice piada in Fondovalle con un più comodo piatto in questa osteria. Comodo e caldo, visti i 5.5 gradi esterni alle 19.30.
Non abbiamo prenotato, ma fortunatamente ci sono pochi avventori. Veniamo accolti da una signora cortese che ci fa accomodare in un tavolo grande, nella saletta all'entrata, dove ci sono altre tre coppie di clienti.
L'ambiente è quantomai semplice e genuino: tre tavoloni in legno, un piccolo tavolino da due in un angolo della sala. Legno nei soffitti, pareti per metà in grossi mattoni rossi, per l'altra metà in bianco con quadretti con foto antiche. Casellario per i mazzi di carte, che ognuno può liberamente prendere.
Una stufa a pellet in un altro angolo della stanza regala un tepore che in una fredda serata come questa è come una manna dal cielo.
Insomma, un ambiente senza troppe pretese ma certamente caldo, non solo per il clima.
Un signore anziano apparecchia il nostro tavolo con tovaglia e tovaglioli di carta e ci porge due menù.
Quest'ultimo è di una semplicità estrema: un foglio A4 che recita la proposta altrettanto semplice del locale.
Alcuni primi di pasta fresca, tutti a 7 euro l'uno, 8 euro nel caso di condimento ai funghi. Poi tigelle con salumi, formaggi e tutto il resto, borlenghi e dolci. Riga.
Ricordando la bontà dei primi, prendiamo un tortellone al ragù e dei garganelli carciofi e salsiccia.
Le porzioni sono molto generose. I tortelloni sono verdi, grandissimi, ma soprattutto ottimi, per qualità della sfoglia, ed eccellente la ricotta del ripieno, proveniente dal caseificio di fronte. Buono il ragù di condimento.
Molto buoni anche i garganelli, leggermente piccanti. Ottima la salsiccia, anch'essa proveniente dall'altro lato della strada, ed i carciofi.
Basterebbe un piatto del genere per essere già sazi, ma abbiamo questa voglia di riprovare il borlengo, più per capire se ci piace che per la fame.
Abbastanza croccante e un po' unto, il pesto interno è più secco rispetto a quello delle zampanelle, che per ingredienti e per tipo di cottura rimane più compatto ma morbido. Questo invece si sbriciola, tant'è che ne raccogliamo dal piatto una buona parte con la forchetta.
Il sapore non è male, ma lo trovo abbastanza pesante.
Concludiamo con un dolce, una meringa gelato industriale, comunque buona, ma sono presenti diversi dolci fatti in casa, come creme caramel, mascarpone, torte con mirtilli, salame di cioccolato ed altri.
Nel frattempo ascoltiamo interessati alcuni aneddoti sulla nascita del borlengo e sugli anni sessanta, quando nel borgo che ospita l'osteria non c'era ancora la luce, che l'anziano proprietario racconta in dialetto ad altri due signori del luogo.
Possiamo dunque alzarci e tornare verso la più moderna città, dopo aver pagato 24,60 euro, comprensivi di una bottiglia di acqua naturale, sazi, felici e anche un po' più caldi, non solo per il clima.
Consigliato!
[Tapparella]
10/10/2011
Mentre tu ti godevi questa bella cenetta al prezzo di un cinema 3D, io stavo giusto giusto tentando di creare un borlengo.
Il tentativo è miseramente fallito, ma bisogna provare, provare, provare...