Passato il bellissimo ponte coperto/ponte vecchio del 1300 (anzi, evidentemente rifatto dopo la seconda guerra mondiale), si gira subito a sinistra e si scende sul lungo Ticino destro per mezzo chilometro su una strada alzaia in ciotoli di pietra e lasagne di trachite, come molte altre strade del centro storico... na fila ad casètt culurà , vüna sü vüna giù... come recita la poesia scolpita sul monumento della lavandaia, che fino alla metà del secolo scorso frequentava questo borghetto basso lungo il fiume, completamente sommerso dall’alluvione del 2000.
L’edificio da fuori è semplice, recentemente ristrutturato, con capiente parcheggio privato annesso, ma dentro il locale è parecchio carino: muri gialli, soffitto in vecchi travoni di legno tondi, tendine delle finestre con i pizzi, quadri con foto storiche in bianco nero. Siamo i primi a mezzogiorno e trequarti, ma poi la doppia sala si riempirà completamente.
Fame terrificante... a passeggio per le vie del centro di Pavia mi ero guadagnato la pagnotta facendo la Giovane Marmottola e soccorrendo una vecchina che era semisvenuta a bordo strada. Sollevata quasi di peso, perché non si reggeva, con una ragazza l’abbiamo portata verso la sua casa e, pian piano, come un diesel, la signora si è ripresa... a me è venuta fame...
Prendiamo due calici di Bonarda del 2010, da 13 gradi, della cantina Mazzolino, di Corvino S.Quirico nell’Oltrepo’ Pavese. Ottimo, piacevole gusto fruttato e da ciliegia. Non sa da legno, dev’essere stato affinato in acciaio. Calici tendenti all’abbondante, vino versato davanti a noi.
Poi una bottiglia di acqua gasata.
Di primo due risotti: con la zucca e scaglie di Castemagno per la Marta, con la salsiccia e la Bonarda (ancora ) per me. Eccellenti entrambi, ben mantecati, gustosi, bollenti, cottura perfetta, porzioni abbondanti, e io ho assaggiato anche quello della Marta.
Nel cestino di vimini c’era una buonissima schiacciata di pane con il rosmarino.
Bagno pulito e profumato con i petali di rosa.
Di secondo ci facciamo portare un piattone di salumi d’oca e uno sformatino di patate e carciofi, che ci dividiamo.
Molto buoni e particolari gli affettati d’oca: almeno tre tipi di salami con svariate fette, molto delicati, un maigret squisito, un maigret affumicato, un prosciuttino crudo d’oca, assieme all’oca cipolline messe sott’aceto in casa e olive taggiasche in salamoia.
Strepitoso lo sformatino, una porzione che, divisa in due, si lasciava ben mangiare senza lasciarti con la fame: assieme alle patate e i carciofi anche del formaggio fuso e un filo di besciamella, il tutto come un pasticcio.
Abbiamo ancora da camminare alla Certosa e non vogliamo strafare, quindi ci facciamo portare il conto, che è di complessivi 45 euro.
Con il dolce sarebbe stato qualche euro in più, ma in ogni caso si tratta di un prezzo molto accessibile per un pranzo eccellente. Non alta cucina, ma comunque cucina raffinata, direi al top per questa categoria di trattorie. Niente che non andasse più che bene.
Da segnare per chi capita da queste parti.
Imperdibile!!!
[Jimi Hendrix]
21/02/2012
Anche dal punto di vista turistico, i dintorni devono essere meritevoli di visita..
Bel colpo Carol!