Come non accade quasi mai (ricordo che ci è successo una volta a Forlimpopoli, con Casa Artusi), invece di provare un posto nuovo, torniamo alla sera nell’osteria dove avevamo mangiato a pranzo.
Eravamo rimasti troppo soddisfatti e volevamo provare cose nuove, senza rischi inutili, dato che il locale era stato da me selezionato dopo lunghi ed accurati studi
La visita alla Certosa è stata veramente bellissima, non c’ero mai stato prima, tanto di cappello a chi l'ha realizzata, c'è voluto proprio una pazienza certosina. Solo il coro, di legno intarsiato, fa strabuzzare gli occhi. Ora è gestita da frati cistercensi eritrei, che fanno da guida senza chiedere soldi, ma lasciando libertà (o meno) di offerta.
Un bel sistema, piacevole. Ed anche un bel sistema di guadagno , perchè nessuno fa la brutta figura di non dare niente o di dare poco.
Occorre però anche dire che il monastero è l’unica perla in un ambiente, attorno a Pavia nord, di bassissima qualità : campagna semiabbandonata, sporchissimo in giro, rifiuti ovunque, case abbandonate, superfetazioni da baraccopoli in molti paesini.
Questa volta ordiniamo due calici... a sorpresa, nel senso che il proprietario ci ha detto che metteva dentro il vino che voleva lui... e ci siamo fidati: una Bonarda ferma (quella del pranzo a suo dire era “vivace”, ma a me pareva ferma anche quella...) della cantina Cà di Frara, di Mornico Losana, sempre nell’Oltrepo’ Pavese, meno fruttata e più speziata della prima, molto profumata (spero che si usi il femminile). Gran vino questa Bonarda, è la prima volta che lo bevo.
Poi, due secondi e due dolci.
Per la Marta una tartare di Chianina semplicemente favolosa, un blocco grandissimo, gustosissima, attorniata da un pugno di finocchio tagliato molto fino, da un cetriolo sottaceto tagliato a spicchi e da una striscia di senape.
Per me noce di vitello al forno, con patate (ugualmente al forno) e un carciofo delizioso, cotto, credo, sempre al forno (non mi pareva fritto), con una spolverata di formaggio ed una di farina. Due bisteccone enormi e tenere come il burro, molto saporite, cotte alla perfezione. Anche il carciofo era una novità culinaria per me, per come era cucinato.
Devo dire che, assieme anche alle schiacciate al rosmarino, usate come supporto al companatico, lo spazio rimasto per il dolce era limitatissimo.
Comunqu, impavidi, abbiamo proseguito con due pere cotte con Bonarda ristretta e sughino di cioccolato fuso sopra, deliziose e grosse... credo che qui la Bonarda la bevano anche alla mattina a colazione...
Poi un tiramisu al limone, una specie di mousse contornata da lamponi e presentata molto bene.
Un bravissimo al cuoco, per la fantasia e per la qualità , che io probabilmente non riesco bene a descrivere.
Il locale è sempre pieno, ma i piatti arrivano sempre con i tempi giusti.
Il conto stavolta è di 48 euro... direi molto bene, una gran conferma.
Togliendo il coperto doppio e l’acqua doppia, con una quarantina di euro si riuscirebbe a mangiare (in modo strepitoso) dall’antipasto al dolce. Uso però il condizionale, perché vorrei sfidare chiunque a farci stare tutta quella roba lì...
... orco can... c’è già qualcuno che ha accettato la sfida?... va ben dà i scherzavo, come non detto...
Imperdibile!!!
[johnnybazoo]
23/02/2012
www.youtube.com/watch?v=VEZGRN_-Q78
Carol per te non sarebbe una sorpresa, hai già visto di cosa sono capace