Era parecchio tempo che non tornavo alla Ruota, tanto che, nei due anni e mezzo di frequentazione di questo sito, non l'avevo mai recensito. Eppure, si tratta di uno dei migliori locali della Valpolicella, utile da conoscere anche per i frequentatori occasionali che passano di qua e vogliono mangiare in modo veramente superiore.
Anche questa volta non ha tradito le attese.
L'idea è arrivata per festeggiare la nuova, potenzialmente migliore, opportunità di lavoro ottenuto da mia figlia Elisa.
Siamo in quattro.
Il locale è situato in posizione panoramicissima sulle colline sopra Negrar. Dentro è parecchio raffinato, impostato sul bianco, con arredo classico. Ma noi scegliamo l'esterno, per mangiare guardando laggiù, splendida vista di mezza Verona e di mezza Valpolicella, in una terrazza pregevole, coperta da una struttura di legno, dipinta di bianco antico.
L'esterno era l'ideale anche per usufruire di una temperatura più bassa, di almeno tre gradi rispetto a dove abitiamo noi, perchè qui siamo a sei-settecento metri di quota s.l.m., e mangiare con 25 gradi e con una leggerissima brezza è veramente piacevole.
Da bere scelgo una bottiglia di Valpolicella Classico, giovane, della cantina Speri, che già conosco e che, gentilmente, in mezzo calice, mi viene anche fatto assaggiare da una bottiglia appena aperta per il tavolo vicino. Ottimo. Poi, anche una bottiglia di acqua gasata.
La nostra bottiglia di vino viene poi aperta lì, davanti a noi.
Ci portano quindi un’entrèe di quattro fagottini di pane tiepido, fatto da loro, con sopra due fettine di lardo, che tende a sciogliersi. Molto buoni.
Correttamente, l’entrèe viene dichiarata nel prezzo del coperto sul menu. Dico che mi sembra corretta l’enunciazione, perché spesso l’entrèe viene offerta, in alcuni ristoranti, senza alcun prezzo apparente, ma è ovvio che da qualche parte il costo deve saltar fuori.
Sul tavolo viene quindi presentato un piatto con una serie di piccoli panini tiepidi, sempre fatti da loro, in diverse fogge, contenenti diversi semini. Molto buoni. L’attenzione al pane, in un ristorante d’alto bordo, è, secondo me, un fatto sempre importante, da sottolineare.
Mia moglie e l’Elisa prendono una tortina di ricotta, racchiusa in una pasta brisè, adagiata su un letto di zucchine e radicchio rosso saltati in tegame, e sormontata da alcuni asparagi. Eccellente, l’ho assaggiata anch’io.
Io e mio figlio Stefano prendiamo due primi che ci dividiamo: gnocchi di patate viola ripieni di formaggio e tagliolini con sugo bianco di vitello.
Eccellenti e particolari gli gnocchi, di difficile preparazione, e frutto di una certa inventiva: erano sei, grossi, conditi con burro ed erba cipollina, tutti viola, con la parte interna vicina al formaggio che sfumava in un viola più intenso. La patata viola l’avevo già mangiata in Francia, è difficile da trovare in Italia ed è anche parecchio più costosa della patata normale.
Molto buoni, senza eccellere, i tagliolini.
A questo punto incrociamo un mio amico, appena entrato nel locale, che fu già alunno di mia moglie (che si è sentita subito una carampana... ) ed attualmente, tramite il fratello, rifornisce di vino la trattoria. L’occasione è ghiotta per il gestore che sta cercando di spiegare il menu a due inglesi: interviene dunque mia moglie per tradurre in simultanea e guadagnare una bozza di Ripasso Superiore Monte Faustino del 2007 (il vino del fratello), che ci viene stappata subito sul tavolo.
Fantastic!
Superb!
Come secondo, vengo subito attratto dal depliant esplicativo dell’allevamento all’aperto della Gallina Grisa della Lessinia, a Mezzane. Io e la Marta prendiamo la gallina stufata, adagiata sulla polentina molla. Strepitosa, non so come l’abbiano fatta, ma ha una gusto profondissimo, di una volta, pocetto bello denso, quasi assente, simile all’arrosto, fatico a descriverne l’essenza.
Stefano prende un vitello tonnato, l’Elisa una vellutata di sedano con polpette di maiale, che io non ho assaggiato, ma che i figli hanno parecchio apprezzato.
Passa il carrello dei contorni, da cui si può prendere a volontà: ci facciamo dare tre piatti, con patate al forno, melanzane, zucchine ripiene, pomodori ripieni gratinati, finocchio gratinato. I tre piatti li abbiamo finiti a stento, anche se tutta la verdura era molto buona e gustosa, cotta e preparata bene.
Arrivati ormai al livello di guardia, ordiniamo un assaggio, in un’unica porzione da dividerci, di fantasia di cioccolato alla Ruota.
Il dessert, presentato in un grande piatto rettangolare di vetro brunito e lavorato, è formato da un tortino di cioccolato col cuore caldo e le scorzette candite di arancia (ottimo), da una mousse di cioccolato bianco, più banana e pezzettini di fondente (superlativo), da una crema pasticciera con alcuni arzigogoli di fondente fuso e una spezia particolare, la tonka, che io nemmeno sapevo esistesse (una favola). Queste ultime due in ciottoline di ceramica bianca. La tonka, l’ho scoperto poi, proviene dalla zona settentrionale dell’America del Sud (Venezuela, Colombia, Trinidad...), ha un sapore che è un incrocio tra la vaniglia e il miele, e si sposa bene con la cioccolata. Ottima invenzione della moglie del cameriere titolare, che ci ha spiegato la lavorazione del dolce.
Il conto è di 120 euro. In proposito, devo dire che i prezzi dei primi e dei secondi sono bassissimi in rapporto anche al tipo di locale (rispettivamente 8 e 10 euro), mentre rilevo che sia parecchio caro il dessert (10 euro), quasi al livello di un ristorante stellato, anche se devo dire che è una cosa veramente speciale. Nel complesso, per come abbiamo mangiato e per la presentazione quasi sempre d’alta cucina, il conto è decisamente onesto.
Imperdibile!!!
[gi]
24/06/2012