A casa nostra si sta benissimo, circa 26 gradi stabili, ma il falchèto soffre di meteopatìa
Così, quando sente che domenica è il giorno in cui Caronte è più rabbioso, acconsente ad un giro in montagna (che per me andrebbe bene un giorno sì e un altro sì, anche se il caldo non lo soffro).
Puntiamo in Lessinia, perché in 50 minuti siamo a quota 1.600.
La meta è la stessa di quando ci andai con Alfi l’altr’anno, ma il percorso è diverso, più bello adesso, lungo il sentiero dei Cordoni, che passa distante dalla strada, in mezzo ai pascoli e alle mandrie di mucche, verso l'orlo della valle trentina dei Ronchi, che da Ala sale sul Carega.
Le più belle sono charolaise bianche, proprio accanto al rifugio.
Tralascio la descrizione, molto ben fatta da Alfi nella precedente recensione, e mi limito a raccontare del pranzo, quasi fotocopia di quello precedente.
La varietà non è il forte di questo posto, ma le cose che fanno sono molto buone, ad un prezzo molto contenuto per essere in un rifugio montano.
Dunque: trippe alla parmigiana, polenta, salame, monte veronese, accompagnati da una ciotola di “fasòi imbogonadi”, ovvero borlotti bolliti con cipolla e sugo di pomodoro.
Sempre molto buone le trippe, legavano bene, anche se erano state fatte andare un po’ meno dell’altra volta (l’altra volta erano veramente perfette).
Più buoni invece i fagioli, cotti stavolta alla perfezione.
Sempre al top il formaggio, straordinario, e il salame.
Quantità giuste.
Da bere un Valpolicella classico di una cantina di Quinto di Valpantena, non male, e una mezza minerale gasata. Pane normale in tavola.
Servizio ottimo, nonostante il fracasso di gente. Cameriere gentilissimo e simpatico.
Nell’incertezza tra i tre e i quattro cappelli, opto per la maggiore, perché il conto di 23,50 euro è veramente a buon mercato per un posto così caratteristico.
Il ritorno è la presa d’atto che in giro esistono persone veramente squalificanti.
Nella seconda mandria di quelle che presumo essere frisone olandesi (le vacche bianche e nere) ce n’è una distesa a terra in un lago di diarrea, con la pancia gonfia (era incinta?), che continua ad urlare, un latrato più che un muggito. Le altre vacche attorno a lei che la toccano col muso e non sanno cosa fare... Il cellulare non prende e quindi mi precipito nell’altro rifugio più vicino (Malga Lessinia) per chiedere un intervento. Io mangio le trippe, lo so che è una contraddizione, ma non riesco a sopportare un animale che sta male, senza far qualcosa. Il gestore dei formaggi però se ne infischia, non prende in mano il fisso, dice che è lo stesso, che non sa di chi sia la mandria...
Possibile che esistano ancora persone così?
Scendo ancora, finchè il cellulare prende e telefono al gestore di Podesteria, che invece è molto gentile ed assicura di chiamare subito chi di dovere.
Consigliatissimo!!
[Zemian]
03/07/2012
Detto ciò una considerazione sulla situazione in cui ti sei imbattuto: veramente trash, sembra incredibile ma purtroppo accade anche questo, forse frutto di retaggi paleocivili od un'ignoranza gretta e fastidiosa. E' proprio vero che l'ignoranza ammazza più della violenza...