Solitamente la prima parte viene prima della seconda parte. Stavolta la prima parte viene recensita come seconda puntata, anche se in realtà si tratta della prima puntata.
I miei venticinque lettori, direbbe il Manzoni, si chiederanno il perché.
... Ebbene, dato che io non posso contare su così tanti lettori, ma almeno su un lettore o su una lettrice sì, vale a dire chi modererà la recensione e dovrà obbligatoriamente sorbirsela, anche nel caso decida di non pubblicarla o preferisca piuttosto leggersi l'elenco telefonico ...
... Ebbene, dov'ero rimasto ... Qui, in mezzo a tutta questa nebbia, mi sono perso ... Mi ci vorrebbe il filo d'Arianna a cavarmi d'impaccio, ma forse ce la farò ugualmente riavvolgendo il nastro e principiando dall'inizio ...
... Ebbene, l'inizio risale a ieri mattina, ben prima che il gallo si sciogliesse l'ugola impreziosendo un'alba del tutto inavvertibile con il proprio canto, quando il buio era ancora buio e la nebbia era talmente fitta che neanche un affilatissimo coltello da salumiere sarebbe riuscito a fenderla ...
... Ebbene, scrivendo per l'ultima volta in questa recensione "ebbene", pian piano m'intrufolo in sordina in questo viscosamente denso fenomeno atmosferico ed avanzo lemme lemme come trattenuto e rallentato da un invisibile blob che si spiaccica sui cristalli dell'auto e satura l'aria con qualcosa che definire umido è come chiamare appena soleggiato il deserto del Sahara.
Quando m'imbatto in un rado banco di "non nebbia", mi appare l'immagine onirica delle vette degli alberi con la chioma che sembra appoggiata sul nulla, le punte sommitali dei tralicci che paiono appesi come tanti calzini ai fili dell'alta tensione, il tetto di una casa senza la casa sotto.
Poi si procede verso le colline, con il flebile bagliore dell'aurora che arrosa e rischiara il susseguirsi di strati velati dell'atmosfera, ancora intrisa di fradicia foschia.
Ancora qualche curva ed il sole ha il sopravvento sulla bruma, inondando di luce, d'azzurro e di colori un paesaggio dominato da calanchi che richiamano i canyon e da spigolose colline trattenute a stento da prati franosi. I caldi colori dell'autunno si mescolano nella limpidezza del verde intenso di un'estate che non vuole assolutamente cedere il passo all'incombente stagione delle castagne.
Ed eccoci a Montombraro, convinti di iniziare la giornata gratificati da una brioche golosa e dall'aroma mattutino del caffè. Parcheggiamo in quella che ci pare la piazzetta principale del paese.
Un bar ristorante espone un cartello che recita "Il martedì chiuso a pranzo e cena". Ed a colazione? Sì, non è indicato, ma è chiuso anche a colazione. Io ed il mio compagno di ventura avanziamo ed incontriamo un altro bar-gelateria-pizzeria con le saracinesche completamente abbassate. Non ci sono cartelli, ma non servono per capire che anche questo non ci offrirà ristoro.
Torniamo verso l'auto e fra una macelleria, un negozio di calzature ed un'agenzia immobiliare, prendo il comando della situazione e mi dirigo senza indugi verso la porta del forno Zaccaria.
Varco la soglia e l'aria marcatamente frizzantina del mattino lascia posto ad un tepore profumato ed avvolgente. Il negozio, la classica bottega dei paeselli o dei tempi che furono (... ma che sono ancora), pare più piccolo di quello che probabilmente non è, pieno di tanti prodotti sistemati ovunque e che formano quasi una cinta muraria, come a proteggere il la vetrina del bancone. La commessa s'intravede appena dietro l'ammasso ordinatissimo di cibi di ogni tipo. Cerco un varco e la mia attenzione si posa su dei tranci di pizza margherita. L'aspetto è meraviglioso, sembrano dipinti. Il cartellino esposto reca 0,75 €.
Il dado è tratto e la commessa in men che non si dica mi porge un cartoccio perfettamente regolare con piegature degne di un pacco regalo: "Settantacinque centesimi". Pago i 75 centesimi, ringrazio ed inizio ad aprirlo: all'interno c'è anche la carta oleata. Credevo che la vetrina sfruttasse il solito effetto lente che ingrandisce quanto vi è esposto. Forse il cristallo era montato al contrario perché il trancio era più Grosso di come l'avevo intravisto dietro al banco.
Saluto e mentre esco noto alcune torte appena sfornate adagiate su un tavolino sentinella, che non avevo notato quando ero entrato. Hanno l'aspetto tipico di dolci casalinghi, con tutte le loro dolci rigonfiature asimettriche.
Appena fuori addento la pizza, bella alta ed uniforme, quasi come se fosse stata tagliata con l'aiuto di un tecnigrafo e livellata con una bolla. Il fondo è croccante e friabile. L'impasto gonfio, lievitato, morbidissimo, candido. Il condimento saporito, con il pomodoro che pare appena colto nell'orto ed il formaggio che lo completa ... Squisita ...
I colori della pizza danno l'impressione di essere stati stesi da un pittore, che li ha scelti fra i più vividi e brillanti della sua tavolozza, proprio come quelli che l'aria tersa e leggera ha usato per tinteggiare il nitido paesaggio montano irrorato di luce, in uno splendido mattino autunnale, che sonnacchioso si sta risvegliando come una rigogliosa primavera.
Verrebbe voglia di attribuire 5 cappelli, ma ho provato solo settantacinque centesimi di pizza e l'abilità da maestra di origami della cassiera, quindi mi vedo costretto a fermarmi a 4.
Fine della prima puntata.
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La seconda puntata è andata in onda ieri sul canale: http://www.gustamodena.it/visite.php?cod=13513
Consigliatissimo!!
[tata]
24/10/2012