Decidiamo di festeggiare tre ricorsi presentati all’Agenzia delle Entrate, tutti e tre accolti il giorno precedente, e un ricorso al Giudice di Pace, per una multa ingiusta, vinto la mattina contro Vigili e Prefettura. Incredibile. Non il numero di contenziosi ingiusti a cui dal qualche tempo si è sottoposti, ma è incredibile averli vinti tutti e nel concentrato di due giorni.
Pensiamo di riprovare, anche ai fini di una conferma, questo locale, dove qualche settimana fa ci eravamo trovati molto bene e dove avevo già mandato altri amici, tutti rimasti parecchio contenti. Ci sediamo a tavola, soli soletti, con i nostri pensieri e le nostre chiacchiere sul fisco italiano, e anche su molti italiani che forse, con certi atteggiamenti “evasivi”, inducono i funzionari a porsi in modo punitivo e restrittivo anche quando non sarebbe il caso, salvo poi doversi ricredere.
Da bere ci facciamo portare mezza minerale gasata e due calici di Bardolino DOC del 2011 dell’Azienda Agricola Cavalchina, la prima cantina che inventò il nome del Bianco di custoza cinquant’anni fa. Ma fa bene anche altri vini. I calici poi diventeranno tre, perché io bisso il mio. vino profumato, penetrante, direi un po’ speziato, quasi piccante. L’ uva con cui viene fatto il Bardolino è più o meno la stessa del Valpolicella: Corvina, Rondinella, Molinara, cambia il terreno di coltivazione sulle colline moreniche attorno al Lago e l’esposizione. Molto Buono.
Uno spende i soldi per i pannelli solari, convinto che siano una buona cosa e che si risparmi sulle tasse, e poi, di fronte al possibile vanificarsi della parte economica dell’iniziativa, comincia a chiedersi se ne valeva veramente la pena. Sì, ne vale la pena. Però in Italia ci vogliono spalle molto quadrate e determinazione incrollabile.
Il locale l’ho descritto nella precedente recensione, ma così tranquillo, con solo un altro tavolo occupato più tardi, è proprio rilassante, sembra di essere a casa. Il pane è sempre “normale”, pane comune nel cestino, senza tante ricercatezze. Anche le due zuppe di lenticchie, patate e pancetta che ci facciamo portare, sembra che provengano dai fornelli di casa: buonissime, caldissime, positivo l’accostamento dei dadini di pancetta con le due verdure. Con una spolverata di parmigiano e un goccio d’ olio Turri (uno dei migliori della zona del Lago) sono deliziose (e pure abbondanti).
Uno fa ricorso al Prefetto per una multa data dai Vigili, che chiaramente non dovrebbe essere stata data, ma il Prefetto respinge il ricorso senza motivazione e raddoppia la multa. Questo uno comincia a chiedersi se vale la pena perdere tempo e altro denaro a ricorrere contro costoro. Sì, ne vale la pena. Il Giudice ha condannato la controparte anche alla rifusione delle spese. Però in Italia ci vogliono spalle molto quadrate e determinazione incrollabile.
Di secondo la Marta non riesce a rinunciare ai guancetti di vitello che aveva mangiato l’altra volta, e sono ancora eccellenti a suo dire, tenerissimi, cucinati con dadini di carote in una specie di brasato al Custoza. Io invece provo ad assaggiare la cernia in salsa con la polenta alla brace. E’ molto buona anche questa, lessata e poi unita a Capperi, prezzemolo e forse un po’ d’ aglio. La polenta non ha segni grossolani di bruciato, cosa che io apprezzo sempre molto. Non è alta cucina, sia ben chiaro, perché, con l’orata o col branzino o con la trota, è una cosa che faccio anch’io talvolta a casa. Però rimane buonissima. Avevo ordinato la porzione ridotta, quella da antipasto, ma mi viene portato un piattone metà del quale è pieno di pesce. Alla fine chiedo al cameriere-proprietario: “Ma se questa è mezza porzione, quella intera come sarà?” Lui si gratta la testa, va a prendere il foglietto delle ordinazioni e poi si scusa, aveva scritto male sul foglietto, mi aveva portato la porzione intera…
Come dessert, considerato il positivo precedente riscontro dello strudel di mele con frutti di bosco… visto il carrello e visto che lo stesso strudel era appena fatto e ancora integro… dando anche seguito alla mia recente predisposizione per il chetone del lampone (non che prima i lamponi non mi piacessero, ma adesso li mangio di più e con più gusto ancora)… ci facciamo portare una porzione di quello strudel, porzione affatto striminzita, anzi bella larghina, con la quale mangiamo sufficientemente in due e ci facciamo la bocca buona.
Il conto totale è di 34,50 euro!!! La cernia mi è stata fatta pagare 5 euro invece di 9, il dessert ci è stato offerto. Il locale non è da cinque cappelli, nel senso che non ha una cucina molto elaborata o con inventiva particolare. Sarebbe forse da quattro e mezzo se si potesse, presenta (molto bene peraltro) piatti semplici della tradizione; il pane, fin troppo ordinario, è una cosa che potrebbe essere migliorata, secondo me.
Però assegno ugualmente il massimo giudizio di valutazione per l’estrema onestà del conto (un rapporto qualità-prezzo veramente ottimo, non solo la prima volta, ma anche in questa seconda) e anche per l’estrema onestà del gestore, che mi ha fatto pagare di meno la cernia che io avevo ordinato in misura inferiore, nonostante alla fine avessi mangiato la porzione intera (e che porzione!). Senza contare il dessert. E poi anche, a proposito di emozioni, per la profonda gioia del momento, che credo venga condivisa.
In questo modo tra l’altro, la media delle due mie recensioni diventa quattro e mezzo
Imperdibile!!!
[tata]
22/11/2012