E mentre ci appropinquiamo a Sappada, dopo aver rischiato un “panne d’esssence”, effettivamente il computer di bordo mi dava soltanto otto chilometri di autonomia, è spuntata, dopo una curva, una stazione di servizio di una marca non ben definita, ma di buon auspicio visto che ha come simbolo un quadrifoglio, che si è rivelata un’ottima ancora di salvataggio.
Scampato il pericolo, ci fermiamo al successivo ristorante che troviamo lungo la strada, locale ad un piano con una veranda opportunatamente riparata con paratie in materiale plastico e con le finestre che si aprono verso la strada stessa.
Mi ha ispirato in modo particolare il nome “Baita Al Tudaio”, ma qui non ci troviamo in un rifugio alpino, anche se lo stile è quello né, tantomeno, sulla cima dell’omonimo monte.
L’ora di pranzo è passata da un po’ ma non ci sono problemi a farci accomodare, il menù non riporta molte portate ma vengo ispirato dalla “saorida” con rucola e grana, alla fine non sarà altro che un ottimo carpaccio di carne salada che qui, in Cadore, assume questo nome specifico.
L’accompagno con una porzione di fagioli alla cacciatora, tanto pomodoro e qualche erba aromatica “di troppo”, almeno al mio gusto.
Gli altri optano per un discreto gulasch e polenta, che si rivelerà molto saporito e pepato.
Da bere una sola bottiglia di acqua naturale.
Mentre i golosastri si mangiano un buon strudel di mele, servito con un fiocco di panna montata, io brindo allo “scampato pericolo” con un caffè liscio.
Servizio rapido, sufficientemente gentile ed attento, mi ha dato molto l’impressione di avere una clientela soprattutto di passaggio (come noi del resto), tutto senza molti fronzoli ma assolutamente senza pecche.
Anche il prezzo complessivo mi è sembrato “nella norma”.
Consigliato!
[tata]
23/09/2014