Cari amici, prima delle consuete spiegazioni sciolgo ogni riserva per affermare che il 2007 gastronomico non poteva finire meglio!
Avendo deciso di aspettare l'esordio del 2008 con lo sguardo rivolto “all'incendio” del Castello Estense, io e mia moglie ci siamo recati a cena a Ferrara con una coppia nostri cari amici del luogo: Katia e Bruno. Dopo una ricerca in rete, e vagliando con attenzione le risposte ricevute, ci siamo decisi a prenotare la cena dell'ultimo dell'anno al ristorante “La Provvidenza”.
Il locale porta ancora il nome dell' osteria che lo ha preceduto nello stesso storico stabile di Corso Ercole I° d'Este. L'antica Osteria era già presente a Ferrara agli inizi del novecento, e pare che “Provvidenza” fosse proprio il nome dalla proprietaria di allora.
Corso Ercole I° d'Este è una delle più belle strade di Ferrara: straordinaria eredità dell'illustre passato della nostra bella Italia, fortunatamente giunta a noi non alterata dalle scorie del tempo. All'interno di questa preziosa cornice sorge il Ristorante “La Provvidenza”, che si presenta dunque, anche dal punto di vista urbanistico, perfettamente integrato nel tessuto tradizionale e storico della meravigliosa città emiliana.
Il ristorante, come ci aveva spiegato nell'email di risposta Giorgio Moretti, patron del locale da oltre trent'anni, proponeva un menù un po' più ricercato, con i prezzi normali di tutti i giorni. Devo dire che ho apprezzato molto la proposta, non legata ad alcun “cerimoniale da cenone” e al conseguente e spesso riduttivo menù fisso.
L'ambiente è elegante e accogliente allo stesso tempo, con alle pareti la collezione dei “travestiti” di Andy Warhol. I tavoli sono ampi e sufficientemente distanziati tra loro in un bel salone, e dal confortevole ingresso si intravede anche una piccola saletta più riservata.
In bella vista, su un ampio e lungo tavolo, splendidi dolci e invitanti composizioni di frutta. Altra nota di distinzione la toilette, non modernissima ma molto curata, profumata e arredata con belle piante. Molto apprezzata da tutti la scelta di coniugare confort e igiene, mettendo a disposizione di ciascun cliente piccoli asciugamani di stoffa, da riporre in un'ampia cesta dopo il loro uso.
Il menù proposto, che sposa la tradizione con fantasia e una certa ricercatezza di ingredienti, è davvero invitante. Entro nel dettaglio della mia scelta:
- carpaccio di tonno marinato, con pomodoro fresco in piccoli cubetti e zenzero, accompagnato in bella composizione da una misticanza di insalatina di campo e zucchine;
- risotto alla zucca con scampi e aceto balsamico;
- tagliata di tonno, con sesamo e gremolata di olive;
- In piena crisi mistica da “Pranzo di Babette”, e ancora non pago, ho preso due dolci, tra cui una cassata siciliana “strepitosa”!!
- mia moglie ha preso come antipasto un flan di zucca, con vellutata al caprino, radicchio trevigiano e cialda di parmigiano, tagliolini al branzino e filetto di pesce san pietro all'amalfitana.
Tutto buonissimo e porzioni più che sufficienti, con sentore di agrumi ed estasi di gusto che ancora mi sembra di avvertire al palato.
Dello stesso tenore le pietanze dei nostri amici, con due porzioni di culatello e polentine di ceci e rosmarino, risotto agli scampi, tortelli alle noci, tenero filetto di manzo e fagianella. Anche secondo loro una cena memorabile, e confermati i due dolci a testa per tutti e per finire e tre caffè!
Tempi di attesa ragionevoli, camerieri bravi e gentili, ma molto indaffarati, con il patron del locale a coordinarli e aiutarli. A mio giudizio serviva almeno un cameriere in più, che avrebbe permesso una maggiore “serenità ” del personale, e anche consentito al titolare del locale di scambiare una parola con i clienti a proposito del loro grado di soddisfacimento, un giusto corollario alla qualità del ristorante e alla bravura dello chef.
Carta dei vini abbastanza ampia, ben suddivisa, senza particolari lacune per le etichette più prestigiose, e adatta a tutti i gusti. Abbiamo scelto per noi una Falanghina 2006 dei Fuedi di San Gregorio, che ha raccolto i consensi di tutti, e non poteva essere altrimenti. Unica carenza, ma potrei sbagliarmi e mi riservo di verificarlo, non ho visto rappresentato il lambrusco, nel caso consiglio di porvi rimedio, se si ha interesse a servire in completezza di scelta d'abbinamento i cappelletti in brodo! E questo naturalmente è un mio modesto parere.
Solo ombre, peraltro rimediabili, in una cena che merita senza dubbio i cinque cappelli, per la qualità del locale e delle portate. Intorno ai sessanta euro il conto finale a testa, ottimo rapporto qualità prezzo e costo molto inferiore a tante cene di fine d'anno a menù fisso… su cui cala subito il sipario.
All'uscita ci aspettava la città antica e, ciliegina sulla torta, Bruno ha rievocato una propria emozionante esperienza, quando poco più che adolescente ha avuto il privilegio di “spiare” il grande De Sica mentre, proprio nel teatro naturale e prestigioso di Corso Ercole I° d'Este, girava alcune riprese di uno dei suoi capolavori: “Il giardino dei Finzi Contini”.
Il suggestivo “incendio” del Castello Estense, uno spettacolo che consiglio vivamente, ci ha aperto le porte del 2008, accompagnati dal “Nessun dorma” della Turandot : con la vivida memoria della cena, grazie alle cui nobili calorie combattevamo il feddo, e i botti assordanti.. chi poteva dormire!
NOTA BENE!!
Duca di Ferrara dal 1471 al 1505, Ercole I° d'Este fu mecenate che fece di Ferrara un importante centro di cultura musicale, anche se andrebbe ricordato in particolar modo per aver sposato la figlia di Ferdinando I° (re di Napoli), che attribuì al sangue dei Duchi di Ferrara quel non so che di “sagacia partenopea” che portò nel tempo gli Estensi a trasferirsi, dalle sponde umide delle acque del Po, alle terre rese invece umide dai rivoli del Lambrusco.
Imperdibile!!!
[Kava5150]
02/01/2008
Il posto merita davvero, ci sono stato già diverse volte. Se ti piacciono i Feudi di S.Gregorio, una volta di consiglio di provare il loro Campanaro (un fiano veramente notevole)