Questa non è certo una recensione semplice.
Siamo stati qui in un paio di occasioni (a maggio e luglio appunto, che è quella qui recensita).
L'atmosfera era un po' da gita con la scuola. Noi eravamo ad Arezzo. Abbiamo noleggiato un pullmann pper andare tutti insieme ad Anghiari e cenare in questo splendido luogo.
La distanza precisa non la so ma poco meno di un'ora di viaggio.
Eravamo circa una trentina (o poco più) quindi potete immaginare, serata impegnativa e per noi e per i nostri ristoratori.
Arriviamo al locale verso le 20,00 cioè con il dovuto anticipo per goderci una piccola passeggiata lì d'intorno e due chiacchiere con la vista sulla vallata prospiciente e il castello che dista un tiro di schioppo dalla locanda dove abbiamo effettivamente mangiato. (PS: anche nel castello è possibile mangiare ma a fronte di eventi particolari quali matrimoni visto che c'è anche la chiesetta consacrata all'interno, oppure importanti cene dell'Accademia del Cioccolato, che qui ha sede). Anche se cenare al castello significa fare direttamente i conti con il fantasma.... ma poi vi dirò.
Due note su ANGHIARI (... che fu dimora di Baldaccio di Anghiari, fantasma del castello...):
C'è una tradizione orale ben radicata, da queste parti, secondo la quale quelli di Sorci si sarebbero scontrati con quelli del castello dei Gatti. La baruffa sarebbe stata dura, ma non sanguinosa. E quelli di Sorci, naturalmente avrebbero avuto la meglio. “I Sorci Â? di conseguenza, si dice Â? qui hanno sconfitto i Gatti!”
Il castello dei Gatti dovrebbe essere stato poco dopo Speltaglia, oltre la statale.
La striscia bassa della Valle di Sovara è talvolta indicata nelle mappe come Val de' gatti. Ma il toponimo è incerto e di difficile attribuzione per cui si potrebbe dedurre che la storia altro non è che una tarda invenzione suggerita a posteriori dalla fantasia popolare che ha interpretato il nome di Sorci come il plurale di sorcio, topo.
Il filologo Nino Boriosi, infatti, confortato anche da un codice fiorentino del XIV secolo, sostiene che l'etimo di Sorci è diverso. Secondo lo studioso, deriverebbe da sorco, una parola proveniente dal germanico sorku, che vuol dire brughiera, scopeto.
Sorci, pertanto sarebbe ad indicare il luogo delle scope. E le scope di macchia, per l'appunto, facevano, e fanno parte della vegetazione locale, come confermano vari documenti e come si nota tuttora nei residui querceti circostanti.
IL CASTELLO DEI SORCI
Il Castello dei Sorci è stato abitato da due grandi e potenti famiglie tra il 1200 e il 1530: I TARLATI di Pietramala (1234-1388), I BALDACCIO (1388-1441) e I PICHI (1443-1650).
Il Castello dei Sorci, nato come segno di dominio, fu punto di contesa e di resistenza durante il Basso MedioEvo e il periodo delle Signorie; distrutto più volte e più volte ricostruito, visse la storia di un Capitano di Ventura, come il famoso Baldaccio , che forse aspirava a passarvi in pace i suoi ultimi anni di vita. Poi, mentre gli altri castelletti della valle declinavano, trovò con i Pichi una collocazione più pacifica, anche se pur sempre orgogliosa.
BALDACCIO
Il valoroso condottiero, al quale il suo paese ha dedicato la piazza principale, fu uomo capace e coraggioso. Nelle sue Storie Fiorentine (6°, VI), così il Machiavelli lo definisce: “uomo di guerra eccellentissimo, perché in quelli tempi non era alcuno in Italia che di virtù di corpo e d'animo lo superasse; ed aveva intra le fanterie perché di quelle sempre era stato capo, tanta reputazione che ogni uomo estimava con quello in ogni impresa e a ogni sua volontà converrebbono”. Figlio di Piero di Vagnone Bruni, Baldaccio nacque a Ranco, presso Anghiari intorno al 1400. A vent'anni già si distingueva per la sua poderosa banda di armati con la quale compiva rapine e saccheggi. Condannato a morte due volte, nel 1420 e nel 1425, riuscì sempre a sfuggire alla cattura. Fra il 1424 e il 1434 fu al soldo di Carlo Malatesta, della repubblica Fiorentina e del Duca di Milano. In questa occasione conquistò Castel del Rio e Spinello. Ritornò poi al soldo dei Fiorentini che nel 1437 gli concessero la cittadinanza.
Poco dopo il suo matrimonio con Annalena Malatesta (16 febbraio 1439), Baldaccio fu catturato dal Piccinino e condotto a Bologna. Ma alla fine dello stesso anno lo troviamo al servizio del Conte Guidantonio d'Urbino, alleato dei Visconti, per il quale conquista Tavoleto e nel marzo del 1440 massacra un'ingente numero di Malatestiani.
Ritornato al soldo dei Fiorentini, occupa Fighine di Chiusi ed il castello di Suvereto appartenente agli Appiano di Piombino. Il 23 aprile 1441 passa al servizio del Papa Eugenio IV contro Francesco Piccinino e conduce una vittoriosa campagna in Romagna.
Nel giugno è ancora a Firenze: tenta inutilmente di conquistare Piombino mentre le sue fanterie scorrazzano e saccheggiano i dintorni suscitando vive proteste presso Firenze.
Quando era capitano generale delle fanterie dello stato fiorentino, Baldaccio denunciò Bartolomeo Orlandini per aver abbandonato il castello di Marradi davanti alle truppe del Piccinino. Diventato Gonfaloniere di Giustizia, l'Orlandini si vendicò dell'affronto subìto con una spietatezza che fa rabbrividire. Il 6 settembre 1441, convocò Baldaccio a Palazzo Vecchio e lo fece uccidere a tradimento. “Fu assalito e ferito e gettato a terra dalle finestre nel cortile e subito così, quasi morto, gli feciono tagliare la testa a piè dell'uscio del capitano, su la piazza, e stettevi il corpo alquante hore..”.
Il corpo di Baldaccio Bruni fu sepolto nel chiostro di Santo Spirito in Firenze.
La vedova Annalena Malatesta, dopo la morte prematura del figlio Galeotto, vendette tutti i suoi averi e trasformò la sua casa d'Oltrarno in un monastero che da lei prese il nome.
Il fattaccio commosse tutta Firenze e lo stesso papa Eugenio IV provò dolore e sdegno per quell'efferato delitto, malamente ricoperto dall'accusa di tradimento, con la quale si uccideva due volte il valoroso Baldaccio d'Anghiari.
OGGI
Trasformato in fattoria, oggi il Castello di Sorci ospita uno dei ristoranti più tipici d'Italia, molto conosciuto per i personaggi che regolarmente lo frequentano (attori di cinema, presentatori televisivi, cantanti, giornalisti, scrittori...). A tale proposito si ricorda che le sue stanze hanno fornito l'ispirazione della sceneggiatura del film Non ci resta che piangere di e con Roberto Benigni e Massimo Troisi, all'epoca ospiti del castellano di Sorci. Nelle sere estive, sotto il cielo stellato, ancora a qualcuno sembra di sentire lo sferragliante rumore dell'armatura di Baldaccio, il cui fantasma anima la vita del suo antico castello.
LA LOCANDA
Locanda riserva un'accoglienza che non si dimentica e dispone di un ampio e comodo parcheggio.
Il complesso è inserito nel tipico ambiente agro-forestale umbro toscano e ciò ha dato la possibilità di creare il PARCO DELLA MEMORIA realizzato in collaborazione con l'Istituto Sperimentale per la selvicoltura di Arezzo e il Corpo forestale dello Stato.
La cucina di questa locanda, come si diceva piuttosto rinomata e molto "ben" frequentata da gente di vario tipo del mondo dello spettacolo o della cultura, fa riferimento alla cucina tipica della tradizione delle grandi case padronali di un tempo (come si dice esplicitamente nel sito) il che significa produzione di pasta fresca fatta in casa e rigoroso rispetto dei cicli dell'ambiente circostante e dei prodotti naturali della terra anche nel loro conseguente utilizzo in cucina.
Il posto è bellissimo arroccato su una dorsale collinare con vista su una splendida vallata. la locanda è appunto una vecchia casa padronale con un piccolo e piacevole porticato esterno.
Non appena si entra si ha subito la percezione di un tuffo in una dimensione temporale differente anche se i locali della locanda ben tenuti e rinnovati no ammiccano affatto a pretese o aspettative medievalistiche dell'avventore. Intendo dire eche la semplicità e il rigore degli interni senza troppi forzosi anemmicoli anticheggianti, dà un senso ancora maggiore di veridicità e gradevolezza al posto.
Quindi tutto molto bello davvero ed esperienza assolutamente da consigliare.
L'unico neo è rappresentato dal cibo che non regge affatto il confronto con la pregevolezza e l'unicità del luogo.
Io, come dicevo, sono stato un paio di volte e entrambe le volte l'esperienza culinaria non è stata apprezzata del tutto.
Non posso e non intendo dire che si mangia male, ma a parte le quantità veramente noitevoli, il giudizio finale non può essere pienamente soddisfacente.
Il menu era così composto:
affettati misti con vari tipi di bruschette come antipasto.
Bis di primi (tagliatelle al ragù e risotto con funghi)
carni miste (ARROSTI E GRIGLIA, cioè salsicce, pollo, vitello, maialino arrosto e patate di contorno)
torte della casa.
Vino rosso del fantasma
e vin santo del fantasma per i dolci.
caffè
La parte migliore è stata quella degli antipasti (ottima la bruschetta servita con salsina piccante e ottimi tutti i salumi)
Dopo niente più ha assunto i connotati del memorabile.
Le tagliatelle erano scotte (e devo dire questo per me incide molto perché mi ha messo un po' di malanimo) il risotto mancava di sapore.
Le carni in generale buone anche se la salsiccia era estremamente grassa ed ho trovato qualche difficoltà nel mangiarla, ma in generale niente di stratosferico.
le torte della casa erano principalmente crostate più un tipo di bensone secco e devo dire molto buono da "tocciare" nel vin santo.
Il vino del fantasma lo definirei evanescente ( in conformità al nome che porta).
Non mi sono informato ma sembra un vinello da tavola semplice (probabilmente di uva sangiovese ma al di là del folclore e della pregevolezza artistica dell'etichetta disegnata da Forattini (ne abbiamo vista una ma non l'abbiamo bevuta al tavolo) il vino si può dimenticare.
Quantità debordanti davvero, non si finiva mai di mangiare ma qualità non pienamente all'altezza.
Consigliato perché è una gita molto piacevole se vi trovate in questa zona della toscana, ma con una mangiata differente poteva diventare indimenticabile e, ahimè, non lo è stato.
Certo però potrebbe capitare di ritrovarvi a cena con Solange (orrore!) come mostrano le foto all'ingresso, o qualche altra grande personalità . Per fortuna a noi non è capitato, altrimenti avrei tolto un altro cappellino. (Scherzo!)
Mi hanno pagato ovviamente, ma direi che l'accordo per la cena fosse compreso tra i 25-28 euro a testa, o almeno io ho sentito parlare di queste cifre.
Il che rende comunque il tutto molto onorevole considerato il posto.
Ciao
Consigliato!
[bicio]
24/08/2008
ottima recensione, in particolare la parte storica.
Però mi chiedo: nn è forse troppo datata, considerando il mese di tempo per inserire le recensione?
Linee guida:
recensioni senza data o con data oltre il mese precedente verranno
> cancellate *
questo è quello che ho letto, ma nn voglio erigermi a giudic, altri lo sono.