Weekend Enogastronomico in Toscana parte4:
GRAN FINALE A PANZANO IN CHIANTI
"Solociccia"
Questo non è un ristorante, ma la casa del macellaio. Tutto quello che mangerete è il frutto del lavoro mio e della mia famiglia.
Non potete scegliere il menu, ma sarete trattati bene e con rispetto se anche voi ne avrete.
Si mangia ad un tavolo comune tutti insieme in “convivio”.
Sono sei portate di carne a mia scelta, verdure di stagione, fagioli all'olio, focaccia, pane vino torta caffè e digestivi.
Tutto ma proprio tutto per 30 euro e per quasi due ore di consumazione, dopo di che vi dovrete alzare e lasciar posto agli altri ospiti.
Siete liberi di portare il vostro vino senza spesa. Non abbiamo bistecche.
Per finire sappiate che tutto: il cibo il vino lo spazio noi stessi è maledettamente Toscano.
Benvenuti (se vi pare!)
Dario Cecchini
Questa piccola presentazione, che si trova sia all'esterno del ristorante, che scritta in ogni menu, è doverosa per introdurre questo splendido personaggio e tutta la sua filosofia.
Magari a molti il suo nome non dice nulla, ma di certo qualcuno ricorderà il "macellaio poeta", che declama versi, che conosce a memoria tutta la divina commedia, che ha trasformato la sua bottega di macelleria, tramandata di generazione in generazione, in un luogo di incontro e di degustazione, e che il 31 marzo 2001 ideò un funerale simbolico per la prematura scomparsa della bistecca alla fiorentina (salvo poi farla resuscitare qualche anno dopo per la gioia di tutti).
Ecco quindi che cos'è Solociccia: non solo un ristorante, ma la casa stessa del macellaio, situata dirimpetto alla bottega di macelleria, ove il macellaio medesimo ha l'hobby di cucinare.
Ad esser precisi, i ristoranti sono addirittura due: il secondo è "L'officina della Bistecca", che si trova sopra la macelleria stessa e che, chiaramente, propone quello che non si trova da Solociccia, ovvero la mitica bistecca.
La regola è: si prenota e si finisce in grandi tavoli, che possono ospitare almeno 10/12 persone.
Il locale si sviluppa su 3 piani, con arredamenti post-moderni, toni chiari e tenui alle pareti, bagni bellissimi, una scala in vetro che collega il piano terra con il primo piano e con una tavernetta fatta a grotta.
Ci presentiamo poco prima delle 13 e veniamo fatti accomodare al piano superiore, in compagnia di una coppia di ragazzi di Arezzo, di due signori romani di ritorno da Verona e di una coppia di statunitensi della Florida in vacanza.
All'una o poco più si parte per quella che sarà una sublime esperienza culinaria.
I primi piatti sono aboliti. Solo carne, cucinata in diverse maniere.
Per cominciare, partiamo con un pinzimonio che si trova già in tavola, da intingere in olio e "profumo di chianti", un particolare sale alle erbe aromatiche che il Cecchini regala in piccoli barattoli a tutti i clienti della macelleria.
Il pane invece è quello classico toscano, mentre la schiaccia viene ottenuta impastandola con il "Burro del Chianti", un lardo spalmabile.
La prima portata è costituita dai Crostini caldi di sugo all'uso di Natale, leggermente pepati ed abbrustoliti.
Poi segue il Fritto del Macellaio: salvia ed anelli di cipolla, bracioline e polpettine con prezzemolo e scorza di limone.
Terza portata: Ramerino in culo. Palle di carne cruda (il famoso sushi di Cecchini), aromatizzate con un po' di paprika, appena saltate in padella e dentro le quali viene infilato un rametto di rosmarino.
E' la volta del Fiocco di manzo al forno, piatto molto delicato e gustoso.
Seguono i Tenerumi di vitello in insalata, con sedano, cipolla rossa e carote, uno dei piatti più buoni.
Per finire, Carne in galera, cotta con molta salvia e molto rosmarino, per diverse ore, con aceto di vino, l'altro piatto più buono del pranzo.
A concludere il pasto, caffè fatto con la moka, torta all'olio e pinoli, ed i digestivi dell'Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, quelli in dotazione all'Esercito Italiano: cordiale, china, grappa.
Da bere, durante tutto il pasto, acqua liscia e con le bolle ed il Chianti di Cecchini, ottimo. Bellissima comunque la libertà di portarsi una qualsiasi bottiglia da casa.
Per una spesa totale, a testa, di 30 euro.
A fine pranzo, poi, il macellaio poeta passa a salutare ogni tavolo, a scambiare due chiacchiere ed a ringraziare ognuno di noi, come se fossimo stati davvero ospiti a casa sua.
E, a dire il vero, si ha proprio questa sensazione, di calore umano, di "un artigiano che cerca e propone qualità ", e della consapevolezza che la passione per il proprio lavoro e con cui fa le cose esprime una grandissima emozione, che va ben oltre il solo cibo.
Eccellente.
Imperdibile!!!
[Piggo]
25/08/2008
Un vero piacere leggere i tuoi pellegrinaggi gastronomici, bravissimo!!!