La Buca delle Campane merita una recensione "doppia".
Sì, perchè questo storico locale è particolare e il gradimento dipende molto dall'atteggiamento con il quale si decide di affrontarlo.
Piccola premessa: chi di voi ha frequentato l'Università a Bologna dovrebbe conoscere bene il posto.
Innanzitutto si trova in pieno centro, in una laterale di via Zamboni, quella che allora si chiamava "Via delle Campane", ora Via Benedetto XIV.
Dal 1958 fu sede della goliardica "Balla dell'Oca", dove veniva conservata la colonna attorno alla quale venivano legate le matricole in attesa del processo studentesco.
Con il passare degli anni, la Buca è diventata tappa fissa per noi studenti (e non), dove si andava per cenare, ma soprattutto, fare casino nel dopocena.
E' sempre stato così.
- Venerdì sera pre-Pasqua -
Dopo secoli di assenza (dai tempi dell'università, quindi una decina d'anni) qualcuno ha la stramba idea di tornare alla Buca.
Chissà, magari le cose son cambiate (di certo non ho più tutta sta voglia di locali del genere... o mi sono abituato troppo bene, o sto semplicemente diventando vecchio ).
Sicuramente voci autorevoli parlano di gestioni via via cambiate.
Sta di fatto che prenotiamo per 6, saltiamo sopra moto e scooter e ci dirigiamo verso il locale.
L'ambiente è ancora lo stesso di una volta.
Si scende sotto il livello della strada, nelle varie sale con arcate basse, affreschi degli studenti alle pareti e classici tavoloni e panche in legno dove, nel dopocena, si può salire in piedi a ballare.
Il servizio è affidato a ragazzi giovani, quasi esclusivamente studenti fuori sede.
Il menù è molto semplice.
Cercando su internet ho trovato questa descrizione: "Ristorante Bolognese per tutti i target... Raffinato ma giovanile, Elegante e Soft, ma allo stesso tempo innovativo ed Esuberante...La Cucina, tipica dell'Emilia Romagna...Specialità Sarde, ma soprattutto dell'Ottima carne"...
Balle...
Mi dispiace, ma qui di raffinato, elegante (è una cantina e, per quanto possa essere caratteristica, cantina rimane), ma soprattutto, di cucina tipica bolognese, non c'è proprio nulla.
La carne, poi, lasciamola perdere.
Arriviamo alle 21.30 e veniamo fatti accomodare nella sala grande, quella dove si fa piano bar.
Dopo una rapida lettura del menu, ordiniamo:
- Crostini per 3
- Crescenta e salumi per 2
- Insalata per Diego (che è in periodo "addominali scolpiti")
- Arrosticini per 3 (i 3 dei crostini).
Da bere, acqua, 2 bottiglie di pignoletto anonimo e 2 bottiglie di sangiovese Nanni, che nel corso della serata diventeranno 5.
I crostini sono semplici fette di pane nemmeno abbrustolito con sopra dei pomodorini. Riga. Senza olio, sale o pepe. Tra l'altro vengono chiesti con un po' d'aglio, ma niente da fare.
La crescenta viene portata in due cestini.
E' alta, gommosa, con dei pezzetti di salsiccia. Fredda e troppo unta.
I salumi sono scarsi, sia di qualità che di quantità.
Gli arrosticini (una decina per piatto) sono di fatto la cosa più buona di una cena da dimenticare.
Niente dolci, nè caffè, nè amari.
Dal tavolo di 5 ragazze alle nostre spalle riceviamo una mezza torta di compleanno (molto buona, ma l'avevano portata da fuori), in cambio di qualche foto di gruppo.
Sono quasi le 23.00 e altri 4 amici ci raggiungono.
Ci stringiamo il più possibile per farli sedere e ordiniamo per loro un paio di birre e un'altra bottiglia d'acqua.
A questo punto finisce la serata cena, quindi la prima recensione, e comincia la serata baldoria.
Dopo aver sparecchiato i tavoli, un ragazzo alle tastiere comincia ad intrattenere tutti, inizialmente con qualche canzone italiana, poi facendo partecipare anche il "pubblico".
Spesso, poi, c'è qualche compleanno da festeggiare (l'altra sera 3) o qualche addio al celibato/nubilato (1), quindi l'atmosfera si movimenta.
Questo non è male, rende piacevole il dopo cena, e il tizio devo dire essere molto bravo sia a suonare/cantare che ad intrattenere la gente.
La serata procede quindi finchè l'ambiente non diventa una specie di discoteca dei poveri, dove si può ballare per tutta la sala e sui panchettoni.
Arriviamo facilmente alle 02.45, ora in cui decidiamo di togliere il disturbo.
Alla cassa dividiamo il conto totale per 6 (offrendo quindi le 2 birre e una boccia d'acqua agli ultimi arrivati): 33 euro a cranio e ti passa la paura
In compenso, offrono a tutti uno jager, che io e altri 2 lasciamo lì.
Che dire?
Questo è un locale che vive della rendita degli anni passati.
Naturalmente non è più quello di un tempo, però con la giusta compagnia ci si può divertire, e allora non si ragiona come ristorante, ma come posto dove far serata stuzzicando qualcosa.
Un modo per indorare la pillola...
Comunque sia, è sempre imballato. Se non si prenota, è impossibile trovare posto.
Ma siccome qui si parla di mangiare, allora mi dispiace, ma può decisamente andare meglio.
Quasi 200 euro sono tanti, troppi per 3 crostini tristissimi, dei salumi e della crescenta non da meno, 3 arrosticini discreti, un'insalata, 2 birre e 7 bottiglie di vino dimenticabile.
A questa cifra si può davvero mangiare la vera cucina tradizionale bolognese e avere ben diverse soddisfazioni...
Poteva andare meglio..
[joy]
17/04/2009
Certo che una puntatina la si fà sopratutto per cercare di tornare indietro di qualche anno.....
Saluti