CASA.
E' questa la parola più adatta per descrivere lo spirito con il quale vado a Moscheta solitamente.
Andare a trovare degli amici, i quali condividono ben più che un semplice pranzo, che poi semplice non lo è mai, e che ti ospitano a casa loro, come se fossi uno di famiglia.
Ci sono dei posti, come appunto Moscheta, o Cà Cerfogli, per dire i due a me più cari e vicini, dove si respira passione per quello che si fa. Dove il cliente è considerato ben più che semplice consumatore, ma innanzitutto come una persona.
Dove la parola d'ordine è "fare stare bene": che sia poi con un piatto, o con un vino, oppure con un semplice gesto, questo ha poca importanza.
L'importante è che ci sia quel qualcosa in più che fa la differenza, che ti fa capire quanto il pranzo o la cena appena consumata sia stata un'esperienza di cui parlarne con gli amici, non vedendo l'ora di poterla rivivere.
Anche oggi è successo.
A Moscheta ci sono tanti fattori che messi insieme danno, per i miei gusti personali, l'equazione perfetta: luogo, ambientazione, cibo, vino e soprattutto fattore umano.
Esserci concessi un giorno infrasettimanale, poi, ha esaltato il tutto, potendo godere in pieno di ogni cosa senza la troppa ed inevitabile confusione del weekend.
D'accordo con l'ottimo Piggo, ci diamo una punta all'uscita di Roncobilaccio. Fortuna vuole che la sera prima, così per caso, scambiando due chiacchiere con il buon barbe si renda disponibile anche lui.
Perfetto.
Ritrovo a Bologna per il biondo e il rosso
Veloce salto da Pasquini&Brusiani per un rifornimento industriale di mortadella, pausa caffè e succo d'ananas e via verso il punto di ritrovo con gli altri, che ci seguiranno fino alla meta.
La giornata è perfetta come tempo, un po' meno come clima.
Alla nostra partenza la macchina segna qualcosa come 34,5 gradi, ma appena arrivati quei 4/5 gradi in meno (e soprattutto la quasi assenza di umidità) sono già un sollievo impagabile.
Saluti di rito prima con i nuovi amici, poi con Riccardo, Dante e la Bruna e in un attimo prendiamo possesso di un bel tavolo da 8 già apparecchiato nel gazebo esterno.
Il tempo di far vedere il posto ai nuovi arrivati quand'ecco arrivare Riccardo con in mano il magico mazzo da 100 kg di chiavi il cui significato ormai è chiaro per molti: gita in cantina a scegliere il vino
Quando parlo di passione per il lavoro mi riferisco esattamente a questi momenti: sentire Riccardo in cantina parlare di vino, toccare ogni bottiglia come se fosse unica, esaltare il lavoro dei produttori, consigliare questo vino piuttosto che quello, o semplicemente scambiare opinioni sui propri gusti. Oppure venire in tavola con un'intera lombata per farci vedere il taglio della carne, marchiata con tutte le etichette della filiera (in fondo, Badia fa parte del CAF di Firenzuola e qualcosa vorrà pur dire...).
Scelte due bottiglie di Pian del Ciampolo 2006 di Montevertine che si riveleranno eccellenti, siamo pronti per cominciare.
Dopo aver stappato una bottiglia di ottimo Franciacorta -offerto- partiamo con una novità: due vassoi di freschissima zampanella, gustosa e piacevolissima per cominciare.
Si passa ad un assaggio di crostini.
Su un grande tagliere di legno vengono serviti una trentina di crostini, ai fegatini e ai funghi porcini.
Ottimi.
E' la volta dei primi, e a Moscheta non si possono perdere i loro tortelli di patate, serviti in 4 bei vassoi, 2 al sugo rustico e 2 ai prugnoli, ormai gli ultimi ancora in giro, ma sempre eccezionali, delicati e profumatissimi.
I commenti positivi da parte di tutti si sprecano, Piggo continua a riempirmi il piatto, Barbe fa secchi anche i tortelli dalla parte del tavolo opposta alla nostra Direi che stiamo andando bene.
A questo punto non possiamo fare altro che ordinare 4 abbondanti tagliate, cotte rigorosamente al sangue.
La carne è eccellente, morbida come burro e dalla perfetta cottura. Difficile capire se è meglio così, "a crudo", o con un filo di ottimo olio, sale e pepe.
Nel dubbio proviamo tutte e due le varianti così non sbagliamo e realizziamo che vanno decisamente bene entrambe
Ad accompagnare la carne, due porzioni di ottimo fritto misto, con patate, zucchine e cavolfiori, e dei fagioli con cipolla rossa, che Riccardo ci condisce direttamente in tavola con sale, pepe e un grande olio del Marchese Incisa della Rocchetta Tenuta San Guido.
Un piccolo assaggio di "peposo" (stracotto fatto cuocere nel vino rosso con molto pepe) completa il tutto.
In abbinata alla carne, una bottiglia di Chianti Classico Il Grigio dell'Azienda Agricola San Felice che ci sta sempre benissimo.
Tutto è ottimo e l'atmosfera che si è creata è perfetta.
Concludiamo in bellezza con un assaggio di dolci, un paio di crostate, l'imperdibile torta della nonna, con crema e pinoli, ed i cantucci di loro produzione.
Per l'occasione, stappo un Vin Santo di Montevertine spaziale che mi ero portato dietro, che lascia in bocca un piacevolissimo sentore di mandorla dolce. Visto il vino ed il Vin Santo vien davvero da chiedersi se a Radda in Chianti, da Montevertine appunto, non ci sia un clima particolarmente fortunato che permette di ottenere prodotti del genere (se qualcuno avesse la fortuna di assaggiare Le Pergole Torte capirà).
7 caffè e un assaggio di Rhum e grappe terminano un pranzo eccellente.
Tutto è stato perfetto ed ogni piatto degno di essere ricordato, a partire dalla semplicità della zampanella (ma cacchio se era buona, alla fine un vassoio ce lo siamo fatti fuori solo io e Piggo).
Rimaniamo un altro po' a parlare di tutto e di niente, mentre intorno a noi il paesaggio, il suono del torrente e dei cavalli in lontananza ci regala una pace assoluta che non ha prezzo, in confronto ai soli 35 euro a testa che paghiamo a fine pasto.
Siamo pronti per riprendere la strada di casa, anche se di tutto abbiamo voglia tranne che di allontanarci da lì.
E come sempre fantastichiamo pensando alla prossima volta in cui si potrà tornare e, magari, si potrà stare anche a dormire.
Imperdibile senza ombra di dubbio!
Imperdibile!!!
[Piggo]
26/05/2009
A presto.