La città di Salerno, capoluogo della provincia più meridionale della Campania, si affaccia su una splendida baia, in parte incastonata nei primi contrafforti della costiera amalfitana.
Il golfo invece, troppo ampio e articolato perché possa essere ammirato nella sua interezza dalla città , si completa a nord con il promontorio della costiera sino a punta Campanella, superando la splendida Positano, e a sud con i caratteristici borghi di Agropoli e Castellabate per giungere a punta Licosa.
La provincia, con più di un milione di abitanti, è una delle più vaste e diversificate d'Italia, e prosegue verso sud fino al comune di Sapri, dopo aver percorso l'incontaminato Parco Nazionale del Cilento e vallo di Diano, e le ambite mete turistiche di Acciaroli, Palinuro e Marina di Camerota.
Dal molo turistico di Piazza della Concordia, non lontano dalla mia casetta , nei mesi primaverili ed estivi è possibile raggiungere via mare le più note località della Costiera Amalfitana e la non lontana isola di Capri, una gita che dà l'opportunità di ammirare dal mare un paesaggio unico ed incantevole.
Molte le mete di straordinario spessore culturale, come per esempio Paestum, con quattro maestosi templi dorici, risalenti a duemilacinquecento anni fa, ancora perfettamente conservati, tanto da far impallidire l'Acropoli di Atene.
Bellissimo ed originale il Duomo, ma testimonianza dei fasti del passato è anche la Scuola Medica Salernitana, di cui sono ancora conservate molte ricette, raccomandazioni e strumenti chirurgici. E' stata la prima e più importante istituzione medica d'Europa nel Medioevo (XI secolo) ed è considerata da molti come anticipatrice delle moderne università .
Un lungo ed emozionante lungomare, che si sviluppa su tre file distanziate di palme, accoglie il turista, e come sempre ama dire mia moglie Mira con sguardo rapito:” sembra di essere a Nizza o a Cannes, solo che si mangia molto meglio!”
Ed è proprio lasciando il lungomare, all'altezza dell'elegante palazzo della Provincia, e tuffandosi nelle stradine strette del centro storico, che si raggiunge dopo poche decine di metri “L'Antica Pizzeria Vicolo della neve”.
Lo storico locale prende il nome proprio dalla strada dove è situato: “il Vicolo della Neve”. Questa definizione spiega molto del clima mite e temperato della città (10° di media invernale e 26° di media estiva) e ci rivela che i salernitani d'un tempo non avevano mai visto la neve: infatti la stradina è denominata così perché, circa 150 anni fa, vi si fabbricava il ghiaccio per la conservazione degli alimenti nelle cantine!
Qualcuno fa risalire l'esistenza del locale al dodicesimo secolo, ma testimonianze certe risalgono a circa trecento anni fa. Nel tempo cantanti (ad esempio Enrico Caruso), attori di teatro, politici (come l'indimenticato salernitano, martire del fascismo, Giovanni Amendola), intellettuali, poeti e scrittori, hanno amato questo locale, lasciandone traccia nelle loro opere, come il poeta Alfonso Gatto, e frequentandolo con continuità .
Dopo l'esperienza, già recensita di Fisciano, ho pensato che la delegazione modenese al mio seguito: mio cognato Marco1960, instancabile driver del nostro viaggio lampo (non a caso detto duracell), Tanya e Mira, meritassero una immersione in quella che a Modena verrebbe appellata con il nome di Osteria, proprio quelle d'una volta, anche se un vero paragone è improponibile.
L'ambiente è caratteristico del centro storico, con due sale sufficientemente spaziose, inframmezzate da archi massicci pietra a vista. Innumerevoli quadri e quadretti alle pareti, su una delle quali risalta un affresco a muro del maestro salernitano Clemente Tafuri (1903-1971).
Candide tovaglie bianche su tavoli di legno, ambiente pulito e servizio alla buona, ma non per questo meno preciso e gentile, come hanno potuto testimoniare i “canarini” presenti al tavolo. La cucina è quella tipica salernitana, piatti antichi tramandati nel tempo che conservano, al Vicolo della Neve, tutti i loro sapori più genuini.
Il menù è invitante, con pesce e verdure a fare da padrone, e spesso gli emiliani necessitano di informazioni per comprendere appieno la natura della pietanza indicata. L'ordinazione è estremamente diversificata ma il cameriere, nonostante l'aspetto un po' naif, tiene tutto a memoria, e non sbaglierà in tutta la serata un solo colpo, neanche riguardo alla giusta sequenza delle pietanze chieste a metà tra due, mostrando di ricordare anche chi ha ordinato che cosa.
Ed ecco nel dettaglio l'ordinazione completa, visto che tutti abbiamo di fatto assaggiato tutto approfittando anche dell'abbondanza delle porzioni:
- 2 porzioni di Pasta e fagioli allardata
(la pasta e fagioli è asciutta, tirata su una base di lardo crema di fagioli cannellini e appena un po' di pomodoro, messa nel forno a legna a rosolare, e portata in tavolo caldissima in una teglia di rame)
- 1 porzione di insalata di polpo
(tenerissima, deliziosa, condita con olio dal gusto intenso, fetta di limone profumatissima e prezzemolo)
- 4 porzioni di baccalà con patate
(baccalà tenero, senza retrogusto salato, condito con pomodoro, capperi e origano, e presentato in una ampia teglia di rame)
- 2 porzioni di parmigiana di melanzane
(versione salernitana della nota ricetta di origine “arabo-siciliana-campana”, arricchita nei secoli dal migliore formaggio del mondo, piatto che qualche GM ha avuto modo di assaggiare da me, che amo preparare le melanzane in molti modi diversi, tutti legati alla tradizione cilentana -salernitana)
- 1 porzione di ciambotta
(piatto composto da peperoni, melanzane e patate, sempre proposto in una teglia di rame)
- 2 pizze margherita
(sempre servite in una teglia di rame, diametro giusto, bordo gonfio, ben cotta, pomodoro dolce e profumatissimo e fior di latte freschissimo, basilico odoroso aggiunto crudo alla fine)
All'arrivo della pizza, Marco 1960, che già si era commosso al mattino dopo aver terminato senza più fiato un breve tour nella bellissima Napoli, ha nuovamente manifestato la sensibilità del suo animo, addentando con gli occhi gonfi la prima fetta…
Aglianico doc per tutti, rosso di fuoco, vinoso ed intenso. Per finire Scazzetta (torta cremosa alla fragola) e delizia al limone (tipico panciuto bignè della costiera amalfitana-sorrentina, ripieno di crema al limone. La versione “torta” presenta al proprio interno pan di spagna bagnato con limoncello).
Caffè per finire, anch'esso molto apprezzato dagli ospiti modenesi, che per tutta la durata del breve soggiorno hanno di frequente lodato la bontà di paste e caffè presi nei vari bar, e non solo per l'evidente differenza del prezzo praticato rispetto alle abitudini nostrane…
Conto finale 19 euro a testa per sei commensali, con mancia e complimenti al cameriere, e questa volta siamo riusciti, con una manovra blitz, ad evitare che i nostri gentili ospiti (mia cugina Carmerita e il marito Michele) si facessero carico del conto.
La serata freschina, aveva piovuto a lungo, non ci ha impedito di raggiungere il vicino lungomare, con i contrafforti della costiera amalfitana, tuffati nel Tirreno, illuminati a mo di presepe. Bisognosi di riposo io e Marco1960 siamo rientrati a casa in macchina dopo una breve passeggiata, mentre le nostre signore, con la scusa di voler approfittare del bellissimo lungomare di palme, del paesaggio mozzafiato e del romantico scroscio delle onde, sono rientrate a piedi nonostante la tarda ora.
Al loro arrivo a casa abbiamo però scoperto le loro reali intenzioni: umiliarci percorrendo sei chilometri di lungomare in una sola ora . Un solo sguardo maschio è bastato per meditare insieme una atroce vendetta: percorrere la stessa distanza in meno tempo? No, la prossima volta a Salerno si va da soli!
Imperdibile!!!
[evina]
10/06/2009