Lunedì 2 novembre, giorno dei Morti. Il tempo orrendo è tutto un programma.
Me ne sto a Parma con il triste morbo del lunedì mattina: poca voglia di muoversi, pochissima voglia di lavorare, infinito bisogno di distrarsi.
Dopo mesi di vani tentativi dovuti alla logistica molto complicata, trovo finalmente un buco di un'ora per andare dall'Ospedale Maggiore al centro di Parma e visitare questa storica trattoria.
Su consiglio del cameriere che ha raccolto la mia prenotazione infilo l'auto nel parcheggio sotterraneo Toschi e dopo 5 minuti di passo lesto arrivo a destinazione, affamato e zuppo di pioggia. “Amore non dimenticarti l'ombrello!! Â? Siiiiii Fede, tranquilla…” E invece sono il solito rincoglionito: l' orrendo ombrello scozzese sottratto quest'estate, causa grave emergenza, nella sala d'attesa di un poliambulatorio, adesso si starà godendo il caldo nell'ingresso di casa mia…
Così imparo a derubare i poveri vecchietti dializzati.
L'ubicazione della Trattoria dei Corrieri è davvero centralissima: a due passi da Via Mazzini e Piazza Garibaldi, si trova in Via del Conservatorio, a circa 50 metri dalla vecchia segreteria della Facoltà di Lettere: ricordi terribili di ore in coda per i moduli, il piano di studi, i bolli, gli scioperi e qualsiasi altra sciagura burocratica possa capitare ad un aspirante studente universitario.
Morale: due ore di frequenza, zero esami dati , anni di rimorsi per le inutili tasse universitarie inflitte al bilancio familiare e la tristissima consapevolezza di non poter mai più avere un'altra occasione di saggiare l'esperienza accademica.
Nei dodici anni trascorsi da allora, l'unica magra consolazione è il celebre epiteto di Eskimo, del buon Guccini, secondo cui : “..a vent'anni si è stupidi davvero…”. Ma tant'è, quando passo davanti al luogo di tante sofferenze non riesco a non volgere lo sguardo altrove.
Il menù è strettamente parmigiano: torta fritta con salumi, anolini, tortelli di erbette, zucca o patate e pesto, tagliatelle al ragù, minestrone, vecchia di cavallo, punta di vitello con ripieno al forno, trippa e via di questo passo.
Sono qui proprio per testare la veracità della cucina locale e mi butto senza alternative su torta fritta con Prosciutto di Parma e tortelli di erbette; ci sarebbe la possibilità di ordinare un tris di primi ma è cosa che proprio non sopporto. Niente secondo.
Nel quarto d'ora di attesa che mi separa dalla prima portata ho modo di guardarmi un po' intorno; il locale, fondato agli inizi dell'800, lega la sua storia a quella del vicinissimo Teatro Regio, palcoscenico importantissimo per prime teatrali o stagioni concertistiche, allora come oggi, non fosse che per l'intensa attività dell'illustre conterraneo Giuseppe Verdi, il cui ritratto da banconota si staglia immarcescibile sulla parete principale della sala. A fargli compagnia, insieme a tanti altri, riconosco Carlo Dapporto, Anna Proclemer, la famiglia De Filippo, Paolo Stoppa,Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, quest'ultimi leggendari mangiatori (le loro foto, in grembiule da cuoco o seduti al tavolo con l'immancabile sigaretta, le avrò incontrate in almeno altri cento locali italiani).
La sala è particolarmente affollata di turisti e colletti bianchi; il servizio dei numerosi camerieri è lesto e premuroso, dalla cucina mi pare siano invece indietro di qualche minuto; insomma faccio in tempo a stancarmi.
Sorbisco un po' della scialba Malvasia secca che ho ordinato e mi giro i pollici.
Dopo aver guardato speranzoso ai vassoi consegnati ai tavoli vicini la mia pazienza viene finalmente premiata. La torta fritta ha un ottimo aspetto: sono sei pezzi grandi quanto un pacchetto di sigarette, fritti molto bene ed asciutti. Il crudo è veramente perfetto, circa dieci fette non troppo sottili e morbidissime, il sapore è il massimo. E vorrei vedere che non fosse così nel cuore di Parma!
Altri cinque minuti e arrivano i tortelli: in porzione media, sono adagiati su un piatto ovale e sarebbero tanto piaciuti a Giuseppe Verdi che li voleva assolutamente “..annegati nel burro e asciugati dal Parmigiano..”. Buoni, ben fatti ma niente per cui strapparsi i capelli.
Mangio tutto alla svelta con tanto di scarpetta nel burro, anche perché la folla che si è radunata all'ingresso in attesa di un tavolo mi sollecita a partire subito. D'altronde sono stato qui abbastanza..
Niente dolce o caffè ma solo il conto di € 26,50.
Che sembrano un po' tanti, vista la qualità piuttosto anonima del primo, la lunga attesa e un vino davvero scialbo (per di più servito caldo). Ottima davvero la torta fritta.
Indeciso tra 2 o 3 cappelli, ne do 3 sulla fiducia; credo che la punta di vitello sarà la Corte d'Assise per i Corrieri. Vedremo…
Alla prossima
Consigliato!
[Funghetta]
05/11/2009