Qual'è il sottile confine tra il sesto senso e la botta di culo?
Qual'è la variabile impazzita che fa sì che una cosa splendida, ti accada per merito del tuo fiuto o per merito del fato?
Spesso ho l'impressione di essere guidato da qualcosa di impercettibile che mi consente di vivere delle esperienze splendide inattese e non ho ancora capito, se questo qualcosa è istinto o culo
Percorro la strada che costeggia la val d'orcia verso Grosseto e la mia meta è Montalcino.
Le dolci colline dai colori pastello mi cullano come un bambino e il ripetersi di questa orgia di colori mi fa sentire qualcosa di più di un piccolo e misero uomo.
Per mia fortuna, questa effimera condizione, mi accompagnerà per buona parte della giornata.
Sono quasi le due del pomeriggio ed arrivo all'altezza di Montenero d'Orcia a circa quindici chilometri dalla meta e sto viaggiando con la Mini sulla strada provinciale, ad un tratto la coda del mio occhio scorge una sfilza di cartelli turistici tutti in fila uno sopra l'altro (saranno una dozzina) ma non vedo che immagini sfocate dalla velocità e dal sole...tranne una che recita così: “Antica Fattoria del Grottaione”.
La macchina si trasforma in Kitt di Supercar e svolta a destra come se fosse sui binari.
La strada sale tra i filari di cipressi e si ferma all'interno di una minuscola piazza quadrata che sembra uscita da un quadro metafisico di De Chirico.
Parcheggio davanti alla piccola fontana che domina la piazzetta e senza rendermi conto che farò troppo tardi, sono alla porta d'entrata.
“Presidio slow food”
Questa è la scritta che mi accoglie prima di entrare ed il mio cuore si spalanca in un sorriso....anche questa volta non ho sbagliato di sicuro!
Istinto o culo poco importa!
La porta non è una porta qualsiasi, ma uno scrigno temporale che ti permette di eludere il mondo che ti circonda per il tempo di un pasto.
Appena metto piede dentro il locale mi sento come Alice nel Paese delle Meraviglie.
Cotto fiorentino per terra, volte di pietra antica, mobili contadini sapientemente restaurati, colori tenui dolci e delicati, piccoli suppellettili di una volta, grosse zucche e paglia sopra alcuni mobili, cassette di vino pregiato e tanti libri illustrati che parlano di toscana, natura, vino e cibo.
Potrei già uscire e dare ottantacinque cappelli
L'oste dalla faccia simpatica mi viene incontro e mi fa accomodare ad un tavolo della sala d'entrata.
La prima occhiata è strepitosa e non posso fare a meno di notare un terrazzo strabiliante sospeso direttamente sulla valle senese.
Uno spettacolo mozzafiato degno della costa amalfitana, senza la magia del mare ma con il fascino delle dolci colline di creta.
Solo un tavolo è occupato in sala e questo permette all'Oste di scambiare varie chiacchere con il sottoscritto.
Il mio compagno di pasto, ovvero un bellissimo libro di racconti del Maestro Josè Saramago, rimarrà con l'orecchia nel medesimo punto della sera prima....sicuramente capirÃ
Il menu è bello e prezioso e mi colpisce molto una frase all'inizio della prosperosa carta dei vini “L'alcool è un liquido prezioso: conserva tutto....tranne i segreti!”
La trovo elegante e sagace e mi strappa un gradito sorriso.
Dopo aver disquisito con Flavio, che altri non è che il bravissimo Oste, opto per due pietanze fuori menu: un carpaccio di Chianina leggermente affumicata con porcini freschi crudi ed una lasagnetta bianca e verde al ragù di chianina e porcini.
Lascio l'assaggio dell'antico peposo alla prossima visita, avendo già acquisito la certezza che ci sarà di sicuro, un'altra visita
Per lenire le fatiche dell'ugola, mi lascio convincere dall'esperto Oste ed inizio con un calice del vino della casa, un fantastico Montecucco doc 2005 della Cantina Poggio Leone.
Al mio stupore sull'eccelsa qualità del vino della casa, Flavio rivela la sua grande passione e serietà per il suo lavoro: “Molti locali fanno il grande errore di usare vini mediocri o anonimi come vino della casa, ma io non sono d'accordo perchè, se metto la mia faccia e il mio nome su un vino, questo deve rispecchiare in pieno le intenzioni del locale.....deve essere il mio biglietto da visita!” Chapeau!
Il rosso in questione è corposo, perfettamente equilibrato, l'uva ciliegiolo gli conferisce sentori fruttati all'interno di un gusto che definirei...felpato. Sono conquistato.
Un'ulteriore colpo ai miei già tramortiti sensi, viene dato dall'enorme vassoio di carpaccio che mi viene portato al tavolo, completamente ricoperto di porcini croccanti e cullato da un piatto appena tiepido.....ma non è finita....il fido gestore mi porta la carta degli oli d'oliva accompagnata da un carrello dove si pavoneggiano una ventina di oli spaziali, divisi per caratteristiche e peculiarità .
Ne scelgo tre per accompagnare la mia salita in paradiso, partendo dal più delicato (un po' anonimo), per poi passare velocemente ad uno leggermente fruttato (buono) e mangiarmi due terzi del piatto con quello più arrogante e prepotente che si rivela una gemma assoluta.
Il carpaccio è delizioso, una vera sinfonia di aromi, dolci ma definiti, portati all'altare da funghi assolutamente meravigliosi.
Il tutto è sostenuto da pane toscano fatto in casa, molto buono.
Il secondo bicchiere sarà un Rosso di Montalcino doc 2005 dell'azienda agricola Nostra Vita, buono ma non all'altezza del primo vino.
Mentre gongolo a vedere il tempo smettere di far muovere le lancette dell'orologio, mi reco in bagno e trovo altre gradite sorprese: pulizia esemplare, fiori secchi profumati, fasciatoio per i bimbi piccoli, salviette di cotone monouso per asciugarsi le mani ed un piccolo cestino di vimini colmo di tutti gli smacchiatori che il mercato propone.
Una serie incredibile di accortezze per coccolare il cliente che non ho mai trovato in nessun ristorante.
Al mio ritorno, la lasagnetta mi fa l'occhiolino
Piatto quadrato, ornato con piccole foglioline di timo e quattro gocce di aceto balsamico densissimo.
In questo anfiteatro perfetto, la bella sberla di pasta farcita fa la figura di una diva ed io non posso esimermi da tuffarci avidamente la forchetta, ricavandone una goduria immensa.
La besciamella è poco invadente e appena accennata (molto bianca), il ragù spacca gli zebedei con uno spiccato aroma di chiodo di garofano (lo adoro) ed il porcino chiude in bellezza ogni candido boccone....sono in estasi, quasi commosso.
Il terzo bicchiere, infischiandomene degli alcool test, sarà un Brunello di Montalcino 2003 Tenuta col d'Orcia. Rotondo e corposo, equilibrato più di un giudice della cassazione, riempie la bocca in modo armonico e totale. Gran bicchiere.
Chiaccherando con Flavio di aceto balsamico tradizionale e di qualità della ristorazione italiana, mi accingo a chiudere le porte del Paradiso con una crema catalana con frutti di stagione ed un passito di Montepulciano.
La crema mi viene presentata in un tigiotto di terracotta, ma invece che essere caramellata la crema, sono caramellati i pezzettini di mela, pera e uva che si trovano sopra di essa.
Buonissima la crema e formidabile il contrasto tra il freddo del composto ed il caldo amarognolo della frutta. Anche questo piatto è promosso a pieni voti.
Un'ottimo caffè chiude il concerto..
Il conto? Un'inezia, trentaquattro euro scontate a trenta.
Sono le quattro passate ed il tempo che ritorna a correre mi dirà che sono in super ritardo, ma non m'importa perchè ho scoperto un'oasi dove il mondo non può entrare e dove la cura delle passioni degli uomini è ancora la missione che fà faticare questa gente.
Sopra il libro delle dediche posto all'uscita ho scritto “In una perla di paese ho scoperto la cura ai malanni del tempo, complimenti.”
Sottoscrivo ancora oggi.
Riprendo la via del mio lavoro con la consapevolezza che la vita, se hai voglia di viverla, sa essere meravigliosa anche nelle piccole cose.
Grazie a Flavio ed al suo staff.
Per una volta ancora, mi sono innamorato...tornerò.
Adìo Zèmian.
Imperdibile!!!
[mizoguccini]
07/12/2009