Mi era rimasto solo da festeggiare con mio marito, per una storia o l'altra non siamo riusciti prima, ma dicono che gli ultimi sono i migliori..........ah scusate, era riferito ai vari festeggiamenti del mio compleanno che quest'anno sono stati piuttosto numerosi
Bene, tocca me scegliere (e a lui pagare)....dopo qualche incertezza decido per l'Oca Bianca, già da un po' di tempo presente nella mia lunghiiiiiiiissima lista dei locali da visitare. Chissà se riuscirò ad arrivare alla fine....della lista intendo.
Arriviamo verso le 21 come previsto, il parcheggio è piccolino ma ci sono poche auto. Si tratta di una casa di campagna ben visibile sulla strada che da Salsomaggiore conduce al Castello di Vigoleno. Una meta interessante per la gita domenicale.
Il locale è composto da varie stanze con soffitti in travi, archi in mattoni, alcune pareti in pietra altre tinteggiate con colori caldi ,arredato con mobili antichi, luci tenui. In una saletta, con un bel camino scoppiettante, ci sono già alcune persone che stanno mangiando, ma noi scegliamo quella attigua dove non c'è nessuno e resteremo soli per tutta la sera in un'atmosfera ovattata e tranquilla . Perfetto.
I tavoli sono apparecchiati in modo elegante con le doppie posate e bei bicchieri direi più da ristorante che da trattoria.
Mi guardo intorno e noto compiaciuta che la stanza è molto accogliente, piccolina e ben curata.
La proprietaria è molto cortese e sorridente, ci porta subito il menù che come potete immaginare è improntato sui piatti del territorio e tante preparazioni a base di oca.
Con calma scegliamo di iniziare con un tagliere di salume misto e torta fritta, uno di salame d'oca e polenta e un altro di patè di oca con crostini. Mio marito si lascia allettare dai ravioli con i funghi porcini ed io, che non voglio il primo, passo direttamente al piatto forte, oggetto del mio desiderio....il fegato d'oca.
Intanto che mio marito sceglie il vino io faccio una capatina al bagno, devo vedere com'è scendo una ripida scaletta e resto incantata ad osservare una vetrata affacciata sulla suggestiva cantina: una sorta di grotta scavata nella roccia, sapientemente illuminata, dove ho potuto ammirare oltre alle numerose bottiglie di vino , culatelli, salami, coppe e prosciutti appesi al soffitto .
Il bagno è molto curato e arredato in sintonia con il resto. E già un cappello in più.
Quando ritorno al mio posto noto con piacere che ci è stato servito un piattino con fette di strolghino e polenta abbrustolita molto gustosi entrambi.
Il vino scelto da mio marito è un Gattinara del 2004 cantina Travaglini. All'assaggio è evidente un leggero sentore di tappo, confermato dalla proprietaria che immediatamente sostituisce.
La nuova bottiglia è perfetta ma purtroppo ha la temperatura della cantina....per fortuna il nostro passo è abbastanza lento, avrà quindi il tempo di scaldarsi prima di arrivare in fondo alla bottiglia, almeno si spera....
Arriva un grande tagliere con prosciutto squisito, dolce, ben stagionato ma morbido, con il giusto rapporto di grasso, coppa piacentina anch'essa molto buona anche se un po' fresca e salame di Felino ottimo , accompagnati da una ciotola con carciofini interi sott'olio di provenienza industriale ma discreti. La torta fritta era a pezzetti piccoli servita dentro un setaccio, bella bollente, per niente unta e buonissima.
Una nota a favore per I tempi di servizio poiché la Signora prima di portarci gli altri antipasti ha aspettato che finissimo il tagliere.
Il salame d'oca ci viene servito con fette di polenta abbrustolita, un po' più grandi di quelle dell'entrè, ha un sapore particolare, non l'avevamo mai assaggiato e direi che è piaciuto ad entrambi.
Il vino è favoloso, profumato, corposo, penso che sarà perfetto con il fegato.
Il patè è servito a fettine rotonde , una ciotolina con marmellata ai frutti di bosco e crostoni di pane caldo, buono, ma avrei preferito il pan briosce. Il patè è discreto, forse il cuoco ha aggiunto un po' troppo burro, ma l'eccesso di grasso è stato stemperato dall'abbinamento con la marmellata.
Finora siamo pienamente soddisfatti delle nostre scelte.
Dopo la giusta attesa, ripeto, i tempi sono perfetti, arrivano i ravioli di mio marito serviti in un coreografico piatto di ceramica quadrato con i bordi ondulati, molto bello a vedersi.
I ravioli sono fatti in casa, pasta verde con un delicato ripieno di carne e sugo ai funghi porcini, ottimi . …io assaggio solo un paio di ravioli perché i porcini mi fanno stare male.
Altrettanto bello è il mio piatto di fegato: 3 scaloppe spadellate cosparse di sale grosso, in un angolo c'è una cupola di mele a cubetti saltate con gelatina di vin santo e decorate con riduzione di balsamico e dall'altro lato del piatto delle patate arrosto a fettine ovali……mammamia che spettacolo, e che sapore.... mondiale!!!! Per fortuna che eravamo da soli perché io continuavo ad esaltarmi con dei gran mugolii di soddisfazione che avrebbero forse scandalizzato chi mi stava vicino, ma era più forte di me, davvero un piatto superlativo, impareggiabile, cotto alla prefezione, all'esterno una crosticina croccante e all'interno morbido, rosato…....mmmmhhhh.......tornerei là immediatamente per un'altra mangiata!!!!!!
Le mele erano squisite come le patate e si sposavano con il fegato creando un'armonia di sapori e profumi che rasentavano la perfezione assoluta.
Inutile dire che il vino si abbinava perfettamente ed accresceva il gusto del fegato, allo stesso modo il sapore del fegato esaltava il profumo e il sapore del vino. Scusate se sono prolissa ed esagerata ma da buongustaia quale sono devo dire tutto quello che penso.
Arriva il momento di scegliere il dessert, mio marito decide per una classica crostata di marmellata e amaretti con un calice di verduzzo, io invece mi arrendo, niente dolce ma un semplice sorbetto al limone.
Assaggio la crostata perché ha un ottimo aspetto e infatti è squisita, friabile, con un' ottima marmellata.
Non ho assaggiato il Verduzzo, ma il mio sorbetto era normale.
Fra una chiacchiera e l'altra noto su un tavolino dei blocchi rettangolari di 4/5 cm di spessore per 30/40 cm di lato, incuriosita mi avvicino, sembra marmo bianco con delle venature rosate, anzi ha più l'aspetto dell'alabastro, opalescente....di fianco vedo un piccolo arnese lungo e stretto inserito in una fodera trasparente, sembra quasi una grattugia.....ma che roba è???? Vado a chiedere alla proprietaria che molto gentilmente mi spiega trattarsi di blocchi di sale rosa dell'Himalaya.....ma va???? Ma che interessante......Non l'avevo mai visto prima d'ora se non nel macinino sulla mensola in cucina, insieme agli altri sali o in alcuni ristoranti che servono pesce crudo, ma solo in grani. Mi ha anche spiegato che è stato aggiunto al mio fegato, infatti sentivo la consistenza del sale grosso ma non avevo notato il colore. Ce n'è sempre una da imparare!!!
La nostra cena è stata ottima, sicuramente un posto da consigliare e da visitare ancora.
Il conto è stato di 89 euro con un vino da 23 euro e una bottiglia di acqua no gas, direi spesi molto bene.
Conclusione:
Ambiente curato, caldo, una bella atmosfera rilassante, perfetto per una cenetta romantica.
Bagni perfetti.
Servizio informale ma attento e premuroso.
Cibo: ottima qualità, mano sapiente e piatti ben presentati.
Porzioni abbondanti
Prezzo giusto.
Cinque cappelli meritatissimi
Imperdibile!!!
[GROG]
21/03/2010