Abbiamo vinto ancora. E' stata dura la battaglia, a Curtatone, per le truppe modeno-parmo-veronesi, ma alla fine l'abbiamo spuntata.
Tutti bene noi, tranne qualche accenno di abbiocco semincosciente verso la fine.
Pochi i superstiti dall'altra parte, quella dei piatti, e parecchi i morti lasciati sul campo. Uno di questi era la bottiglia di spumante brut del 2008 della Cantina Val d'Oca di Valdobbiadene, 11°, con cui siamo stati accolti dal cameriere. Bello fresco, leggermente amabile, con le bollicine e senza tante storie, come piace allo zio.
Oltre a lui e a sua moglie Brunella, c'erano (seduti in senso anti orario rispetto allo zio, mattatore indiscusso della tavolata) Modna e sua moglie Raffaella, io e mia moglie Marta, la Lucy e suo marito Roberto, Alfi, Rebus, la sorella di Boso con marito, bambina e neonato, Boso, Golosona e suo marito Mauro.
Preciso che questa recensione è scritta “a due mani” da me e da Lucy, con cui ho concordato, ma veramente, su tutti i giudizi.
... Ah, stiamo distanti 125 km., ma Internet fa miracoli.
Al paese delle Grazie non si entra in macchina, bella roba, almeno così si fanno anche due passi. Con precisione svizzera ci troviamo tutti alle 12,30 in punto. La Locanda è un locale semplice, pulito, con un buon profumo di cotechino e di pastissà da de musso (stracotto di asino), accogliente, luminoso, suddiviso in piccoli ambienti con bei tavoli apparecchiati in modo molto piacevole: tovaglie a fiori con colori tenui, sottopiatti di vetro verdi, centrini all'uncinetto, piatti con decori di olive, tripli bicchieri, doppie posate. Le sedie sono larghe, in ferro, con bei cuscini a fiori come le tovaglie, comode. Si nota un tocco femminile per la cura dei dettagli e degli accostamenti, ci si sente quasi a casa. Un'altra raffinatezza la notiamo alla consegna del menu: è rivestito con una copertina fatta all'uncinetto e con inserti dello stesso tessuto a fiori delle tovaglie.
Tralasciamo altre illustrazioni del posto, del Santuario, del coccodrillo, dei bravissimi madonnari di Ferragosto, tutte cose già ben spiegate in altre recensioni.
Brindisi iniziale col Valdobbiaddene: se qualcuno dieci anni fa mi avesse detto che sarei andato a mangiare in un posto distante 60 km. da casa mia con gente sconosciuta, o comunque solo contattata tramite Internet, gli avrei detto che è matto. Questo comunque ha consentito Gustamodena e Internet. Il posto rappresenta quasi il baricentro geometrico del triangolo culinario avente per vertici Modena, Parma e Verona.
Si comincia con l'antipasto detto della Luciana (dal nome di una cliente a cui piaceva molto): insalata di cappone con uvetta, pinoli, cedro candito, insalatina croccante col radicchio rosso tagliato alla julienne e aceto balsamico (buona ed originale, inventata dal un cuoco bolognese alla corte dei Gonzaga), luccio in salsa (eccezionale, meglio di quello delle mie parti), polenta abbrustolita con coppa, salame mantovano all'aglio e pancetta (superottimi i salumi), grana padano e mostarda di pere (che bontà la mostarda fatta in casa, non troppo piccante, sul banco bar ne ho poi comperato un vasetto), fagioli con le cotiche (straordinari, un piatto delizioso, da non credere, sugo denso e saporito) e giardiniera di verdure sott'olio (normale, niente di particolare). Solo la Brunella ha ordinato un cestino di parmigiano con gelato di crema sempre di parmigiano su letto di crudo. Non so com'era (dall'aspetto, buono). Il tutto accompagnato da schiacciatine mantovane e grissini fatti in casa con la stessa pasta delle schiacciatine, oltre a dei panini farciti di cotechino, FAVOLOSI, che avrebbero fatto antipasto da soli da tanto che erano buoni. Per fortuna, rispetto ai sedici coperti, ci sono stati portati antipasti solo per sette! Altrimenti si rischiava di scoppiare... perché la quantità delle portate era smisurata! (ma non è avanzato nulla...)
Da bere, dopo le invocazioni dello zio, arrivano alcune bottiglie di lambrusco della Cantina Sociale di Quistello, 80 vendemmie, 11° del 2008, monovitigno Ruberti. Di un bel rosso rubino, aveva un profumo di viole (va bene zio?) e poi anche di more (niente bionde zio, altrimenti poi, con qualcuna seduta di fronte a me, te la passeresti male...), sapore ben strutturato, che ti resta in bocca.
Come primo ci hanno portato degli assaggi (si fa per dire, se non stavi attento erano mezze porzioni o giù di lì): tortelli di zucca al burro (buoni, cotti perfettamente anche nelle giunture della pasta fatta in casa), tagliatelle al sugo d'anatra (eccellenti, anche queste tirate in casa), ravioli di ricotta ed erbette (sempre fatti in casa, ma un po' duretti), maccheroncini allo stracotto di somarina, che ci viene assicurato di femmina e giovane (buoni anche questi, anche se non superlativi). Per la bimba, nipote di Boso, tortellini in brodo.
La Lucy è lenta, leeeenta, leeeeeeeenta… tanto che il cameriere le ha chiesto un paio di volte se aveva finito, ma poi ha raccolto e cambiato tutti gli altri piatti che lei stava ancora masticando e aveva il piatto a metà . Dall'archivio alla mia sinistra si è sentito un: “Guarda che siamo tutti bloccati, eh!...”
(a.d.L.: annotazione della Lucy): “ma io un po' chiacchieravo e un po' masticavo, voi invece avete trangugiato!!! A me l'ulcera non viene di sicuro !? !? !? !?”
Nota stonata tra il vino portato in tavola: una bottiglia di Lambrusco di Viadana del 2006, che forse, di per sé, non avrebbe avuto colpe proprie (per questo ometto il nome della cantina), ma è stato aperto con un po' di ritardo ed era chiaramente ad uno stadio di invecchiamento troppo avanzato. Un'altra piccolissima stortura: uno SGUARDO “fisso” del cameriere non pelatone verso la Raffaella che aveva chiesto altro vino e che l'ha fatta un po' arrabbiare. Ehi, garÃon… attention!
Il giudizio, non da lode, sui maccheroncini, devo dire che, almeno per me, è viziato forse dal fatto che cominciavo ad avere la nausea per il cibo, cioè ero già strapieno. Comunque mi sono fatto forza, ho pregato e ho dato, assieme agli altri, un'assaggiata anche ai secondi: orata al forno su letto di patate croccanti (fatta benissimo, ottima l'idea delle patate croccanti, un po' come le patatine che si comprano nel sacchetto, ma queste erano fatte in casa al momento!). E poi… un applauso a sua maestà il cotechino a fettone giganti, con le verze cotte, fatte come si deve, una vera goduria: il cotechino era bollente, morbido, speziato quanto basta, favoloso, anzi divino, come pure le verze. Ormai eravamo sazi (parlo per me e Lucy, naturalmente...) ma ce lo siamo sbafati tutto quanto. Spavirato, come direbbe qualcuno!
(ricordo in proposito che al mio paese, alla fine di gennaio c'è la sagra del Codeghìn, organizzata dalla Confraternita, che regala cotechino a tutti, a volontà , con tanto di gara e giuria per stabilire il miglior cotechino tra quelli iscritti a farlo � l'invito a chi vuol venire è implicito).
E' passato quindi un vassoio di carciofini trifolati che poi è improvvisamente sparito, come pure un altro di patate al forno.
Lo zio continuava a passare a Mauro piatti diversi: quest'ultimo pensavo che prima o poi dicesse di no, invece abbozzava ed introitava. Credo che questo sia il motivo delle sparizioni.
Ho notato che anche Alfi, seduto un po' distante da me, non scherza affatto. Altro che fuga de Bach! Non si spostava un centimetro dal piatto!
Siamo al dessert, che, ovviamente, non può essere un dessert normale. Infatti è preceduto, con una sorpresa, dai pasticcini calabresi portati dalla gentilissima Boso: io ho mangiato quello al pistacchio con pasta di mandorle, che squisitezza! Anche il cameriere pelatone ne ha fatti fuori un paio. Grazie Boso! Lo zio non capisce niente: evviva i secchioni, evviva gli avvocati, se questi sono i risultati!
(ho fatto anche la rima)
Il mio sguardo adesso è un po' annebbiato, fatico ad alzarmi, comunque alla fine ci riesco e faccio un giro dell'isolato sotto un sole accecante. Che guerra! Non avete idea!
Al ritorno trovo il dolce della trattoria: racconto solo il mio, anzi quello della Marta e della Lucy, perché io non ho avuto la forza di ordinarlo. Si trattava di una cialda con crema di mascarpone e frutta “che deborda” (questa la dicitura sulla carta del menu). Assaggio quello di mia moglie: estasiante (e lei se lo pappa quasi tutto…). Il giudizio della Lucy è identico al mio. Lei ha assaggiato anche quello di suo marito: tortino di cioccolato con cuore caldo al rum, fantastico!
E' arrivata anche una sbrisolòna. Devo dire che non l'ho degnata di uno sguardo.
Caffè per chi lo vuole.
Il conto? Molto onesto, quasi ridicolo: 32 euro a testa, 16 la bambina!
Nel complesso siamo dell'avviso di perdonare i piccoli peletti fuori posto, perché la qualità e la quantità di quanto offertoci li ha vaporizzati come un laser. Questo è un locale da straconsigliare a tutti gli amici.
Qualcuno mi ha garantito che a parlar mooolto male dello zio nella recensione avrei acquisito punti... ci ho provato... ma come si fa? Più di così non riesco. E' troppo simpatico!
Considerazione finale: grazie a tutti voi per la bellissima giornata, anche a nome di Lucy. Tante chiacchiere e tante risate, gran bella compagnia.
Io ho combattuto nelle retrovie, limitando al minimo l'assaggio di tutto, ma mi sono trovato a fianco di guerrieri senza paura, che farebbero impallidire anche la vorace Bestia Bugblatta (non Bastinchia, zioooo!) di Traal a digiuno da una settimana.
Imperdibile!!!
[carolingio]
13/04/2010
Porco cane! Giuro che ci ho pensato un secondo dopo aver inviato la recensione... me son propio tajà la gambe a incensàrte!
Però zio, sei ancora ottenebrato dagli effluvi di domenica... era il lambrusco che sapeva di viola! ehm... gustare, abboccare, sbattere il palato, ascoltare... bisogna far contenti anche i cantinieri!
(la Bugblatta è una bestia che risiede nel quinto pianeta del sistema Traal, mangia tutto e sempre...)