L'occasione è un compleanno speciale, che domenica alle 13.30 ci porta a provare questo ristorante notato sulla Guida “Ristoranti d'Italia”. La giornata è molto bella, e mentre ci avviciniamo a Zocca riemergono tutta una seria di ricordi, diversi per entrambi ma accumunati da dolcezza e serenità , quindi la giornata parte bene. Zocca poi ieri era in fiore, per via di una festa dedicata a piante e fiori che ne ha invaso il centro, contribuendo a dare solarità e colore ad una giornata che risulterà meravigliosa.
Il locale, scoprirò nel corso del pranzo, ha cambiato sede da qualche anno, spostandosi dalla parte alta della strada principale che attraversa il centro di Zocca ad un edificio più moderno situato poco distante. Entriamo, e il ristorante è composto da due sale non enormi, completamente pieno (se non avessimo prenotato dubito avremmo trovato posto), e con una veduta su una vallata che illumina tutta la stanza con tutti le tonalità del verde che una primavera nel nostro Appennino sa offrire.
Veniamo fatti accomodare: la prima menzione la merita la squisita cortesia e premura dei proprietari e delle due ragazze che servivano ai tavoli. Oltre ad una grande professionalità che si nota dalle piccole cose (come le divise bianche con il nome del ristorante indossate da tutto il personale o la rapidità nel sostituire una bottiglia d'acqua naturale e non frizzante come richiesto, e con essa il bicchiere in cui l'acqua naturale era già stata versata), rimane la cortesia e attenzione estrema di uno dei proprietari che segue la sala (il Signor Flavio), che ha accompagnato ogni nostra portata sincerandosi di ogni dettaglio, fornendoci informazioni sui piatti che stavamo gustando, e arricchendo il tutto con attenzione e cura messa in ogni gesto.
Prima di iniziare il racconto del pranzo, è importante precisare che i piatti serviti in questo ristorante si basano su materie prime assolutamente locali, a partire dalle farine utilizzate per le crescentine provenienti da mulini prossimi a Zocca, come del resto le carni di Bianca Modenese o Mora Romagnola, ma anche i formaggi e quant'altro.
Iniziamo con un antipasto composto da crostini croccanti caldi realizzati con fondo di crescentina montanara fatta con farina integrale, ricoperta da un battuto caldo di funghi, il tutto esaltato da un olio fruttato che meravigliosamente enfatizzava il sapore dei funghi. Un inizio spettacolare.
Il secondo antipasto lo rubiamo alla lista dei secondi piatti: un tagliere di formaggi tipici, che spaziano da “nostro” parmigiano reggiano a formaggi del Sud Italia, tutti incredibilmente buoni e ognuno particolare nel suo gusto, serviti con una serie di confetture tutt'altro che banali, come la composta di amarene e aceto balsamico, o quella di melone da retrogusto tartufato.
Al posto del pane, un cestino di crescentine calde, fatte alla maniera montanara, quindi grandi, spesse, piene di mollica: devono piacere, io personalmente le adoro.
Io non prendo altro perché desidero approfondire nel dettaglio l'argomento dolci che vedo passare e intuisco essere meritevoli. Il mio compagno di pranzo prende un bis di primi: il gentilissimo Signor Flavio chiede se vorrò assaggiare le pietanze e dice di aver capito come organizzare le portate. Scegliamo gnocchi di patate con asparagi freschi e porcini e passatelli asciutti con battuto di salsiccia e carciofi.
Iniziamo dagli gnocchi: innanzi tutto, sempre a testimonianza della cura dei dettagli, al tavolo arriva la porzione (abbondante) servita direttamente in due piatti, in modo che anche io possa assaggiare. Gli gnocchi hanno una consistenza perfetta, non troppo compatta ma nemmeno troppo cedevole, conservano la forma e abbracciano perfettamente il sugo di funghi (tutto bianco ovviamente) e le puntine e le piccole rondelle di asparagina fresca e delicatissima, lasciata volutamente croccante. Una delizia.
I passatelli (anch'essi serviti in due piatti per permettere anche a me l'assaggio) sono per me il valore aggiunto del pranzo: credo che ognuno di noi abbia piatti che tendenzialmente quando mangiati “fuori”, per quanto buoni, non possano risultare mai veramente eccezionali perché confrontati con quelli preparati dalla nostra mamma, o nonna, ecc. Per me questo piatto sono i passatelli: i passatelli per me sono quelli di mia madre, quindi ogni confronto è già perso in partenza.
Ieri in questo ristorante ho ritrovato i passatelli di mia madre. Stesso colore (giallo intensissimo), stessa consistenza (morbida ma compatta), stesso meraviglioso sapore pieno di uova e parmigiano, assolutamente libero da sentori opprimenti di pan grattato o noce moscata. I passatelli di mia madre dunque, tirati asciutti e conditi con battuto finissimo di salsiccia in bianco e cuori di carciofo. Anche questo un piatto spettacolare, in cui questi meravigliosi passatelli, oltre ad essere squisiti di loro, erano carichi anche del sapore dell'ottimo brodo in cui erano stati cotti prima di essere scolati e tirati. Veramente raro trovare sapori così genuini e “famigliari” in un ristorante.
Il tutto è stato accompagnato da due bottiglie di acqua frizzante e due bicchieri di un rosso molto buono che si sposava perfettamente con le pietanze scelte: mi scuso ma non ricordo il nome del vino, per il quale mi sono affidata alle gentilissime mani del Signor Flavio.
Al termine dei primi siamo francamente incapaci di dedicarci ad un secondo (con rammarico, perché nei piatti del giorno dominava un meraviglioso coniglio disossato fatto al forno con funghi se ben ricordo, servito con delle patate arrosto che dovevano essere eccezionali, ma torneremo), e quindi puntiamo ai dolci, ovviamente completamente fatti in casa.
La mia passione infinita per la zuppa inglese mi toglie tutti i dubbi, specialmente dopo averne viste passare alcune porzioni e aver notato il giallo intensissimo della crema. Per il mio compagno di pranzo un fondente al cioccolato senza farina e senza lievito, servito con gelato al caffè fatto in casa.
I dolci non si possono descrivere. Per quei dolci io tornerò con devozione in quel ristorante per tutta la vita.
La zuppa inglese prevede fette sottili di ciambella fatta in case inzuppata nell'alchermes a al posto dei tradizionali savoiardi o pan di spagna: la cioccolata è morbida e cremosissima, scura, amara, con un sapore intenso di cioccolato. La crema è un'esplosione di gusto: gialla che di più non si può, si sente il sapore delle uova, morbida, abbraccia il sapore più forte della cioccolata e quello dolciastro della ciambella inzuppata. La zuppa inglese più buona mai mangiata nella mia vita. Ogni cucchiaiata una meraviglia, veramente.
Il fondente al cioccolato è un'altra esplosione di gusto: è semplicemente un cioccolatino di cioccolato fondente reso torta. � servito a fette ma in bocca è una crema ch si scioglie e riveste tutto il palato, per chi ama il cioccolato è qualcosa che può creare una dipendenza!
Il contrasto con il gelato fatto in casa al caffè, cremoso in una maniera incredibile e leggermente amaro, come il vero caffè deve essere, è fenomenale.
Per finire, un caffè e grappa e nocino, portate in tavola con la bottiglia, il tutto offerto dai proprietari. Spendiamo 67 euro in due: meritatissimi.
Un pranzo meraviglioso, con una menzione d'onore per il servizio impeccabile e curatissimo e per i dolci, probabilmente i migliori mai mangiati in un ristorante e/o pasticceria.
Il mio compleanno è alle porte: ho già deciso che il migliore posto per festeggiare con le persone che amo sarà proprio questo.
Imperdibile!!!
[pattyb]
26/04/2010
:)