GOOOL!
Scossa elettrica
che sale
pazzamente
come un brivido
per le ossa
fuoriesce
nella testa
come acqua frizzante
che sprizza
da una bottiglia
piena
all'improvviso
di infinita euforia.
Avevo 14 anni quando scrissi queste righe, ma anche adesso che ne ho qualcuno di più, la mia testa bacata non ha cambiato regime e produce sempre le medesime sensazioni di fronte ad un pallone che va a gonfiare una rete.
Mai però avrei pensato di passare all'altra sponda, quella degli arbitri, e mai avrei pensato di finire (per quanto in modo marginalissimo) nella struttura di una squadra di serie A, seppur squadra di un quartiere di 2.800 anime.
E continuando con i seppure, aggiungo: la società , seppur con anima dilettantistica, è gestita in modo professionale, serio ed anche umano, per quanto sono a conoscenza ed ho potuto appurare.
Non so se il premio Fair-Play “Gaetano Scirea”, che quasi ogni anno (sei volte su sette) viene dato ai suoi tifosi, sia conseguenza o causa di tutto questo: forse entrambe le cose.
Una serie di contraddizioni in termini che non so diversamente come spiegare.
Un'eccezione, nel panorama abbastanza squallido del calcio professionistico italiano e dell'ambiente che di solito ci gira intorno.
Ogni anno, a fine campionato, la società del ChievoVerona organizza una cena, che offre a tutti i giocatori della prima squadra, a dirigenti, staff tecnico e collaboratori ad ogni livello.
Mi trovo in mezzo ai campi, nella bassa veronese, lungo la Transpolesana, tra S.Giovanni Lupatoto e Zevio. L'impressione su Cà Scapin è di un vecchio capannone ben ristrutturato a nuovo, con un piano intermedio aggiunto. Sul davanti, in mezzo al green, un grande gazebo con bella copertura in legno lamellare e vetrata lungo tutto il perimetro, dove, chi mi ha preceduto, sta già gustando l'antipasto ed ascoltando il sottofondo di un jazzista che suona il sax, mentre si affievoliscono le luci del giorno.
All'ingresso del padiglione, alcuni cuochi, col tipico cappellone bianco allargato, stanno friggendo, sotto gli ombrelloni, bocconcini di verdure pastellate (melanzane, zucchine, salvia) assieme a code di gambero: il tutto viene servito in cartocci conici di carta da pane. Buonissima l'entrèe. C'è chi fa il bis e il tris, tra una chiacchiera e un semplice "ciao, tutto bene?" con giocatori e staff.
Dentro, tralascio il cocktail colorato di rosso, che mi ispira sempre poco, e mi fiondo sul Prosecco (Sestiere Castello della cantina Fabiano di Sona), da 12°, dell'anno scorso, a perlage fine, leggermente secco, servito da gentili cameriere balcaniche, va giù bene.
Al centro del gazebo un tavolo con sopra, a volontà , bicchierini di riso venere e seppioline (squisiti), bicchierini con pesce spada e broccoletti (prelibati), bicchierini con pomodorino e ciliegia di mozzarella (disdegnati), praline salate al formaggio ed erbette (disdegnate pure quelle... eh, come si fa?), taglieri di salumi con cesto di pane casereccio (solo guardati, bellissimi), schegge di parmigiano con gherigli di noci (ottimo il tutto), crudo di Parma tagliato a fettone, al momento, dalla coscia con un coltellaccio (molto buono).
Già che sono lì vicino... ehm..., provo ad assaggiare anche il Lugana Argillaia, sempre della cantina Fabiano, da 13°, del 2009, fermo. Il colore tende al verde con riflessi dorati. Dal sapore si intuisce che è stato affinato per poco in barriques. Continuerò a berlo anche a tavola. Molto buono.
Visita ai bagni: pulitissimi e nuovi.
Riuscito fuori, incrocio anche il Presidente Campedelli che saluto e ringrazio dell'invito (paga lui).
Io sarei anche a posto, perché avevo una fame boia e ho già mangiato abbastanza, ma... abbiamo ancora da cominciare la cena... e quindi, pian piano, si sale tutti alla grande sala di sopra dell'edificio principale. Ci sono 23 tavoloni rotondi da 6-10 persone ciascuno. Siamo circa in 180 persone, ci sono anche le mogli dei giocatori con i bambini di chi li ha.
Mi informo del costo di questa cena e un addetto alla segreteria del locale mi confida che sono 42 euro a testa, tutto compreso. Però a Cà Scapin fanno da mangiare per poche persone solo nelle feste comandate (Natale, Pasqua, Capodanno ecc.), mentre nelle altre date bisogna prenotare per gruppi di una certa consistenza (matrimoni, battesimi, ricorrenze ecc.).
In tavola, oltre alle acque lisce e gasate, ci viene presentato un Valpolicella Classico Superiore Ripasso, sempre della cantina Fabiano, da 14°, del 2008 (come tanti ripassi, presumo sia stato affinato per un anno in rovere). Siccome sto mangiando pesce, siccome è un po' troppo forte e siccome non proviene dalla zona classica, lo tratto con una certa sufficienza. Tra l'altro mi sembra un po' troppo barricato. Un assaggio, ma poi proseguirò col Lugana.
Primo primo: risotto alla crema d'astice e mazzancolle. Delizioso, cotto alla perfezione. Bis per chi lo vuole (non io, anche se ero tentato).
Secondo primo: ravioli agli asparagi. Buoni, anche se fatti industrialmente.
Primo secondo: un bel trancio di salmone cotto in tegame con erbette aromatiche e verdure cotte a vapore. Ottimo il salmone, le verdurine a vapore... normali, cioè insipidine, ... eh... caro chef, non poteva essere diversamente...
Sorbetto al mandarino per sciacquarsi la bocca, gradevole, forse un po' troppo dolce (oh... mi sa che sto diventando un po' troppo delicato...).
Per il nono anno, negli ultimi dieci, il ChievoVerona disputerà un campionato in serie A, unica squadra a rappresentare l'intera regione.
“Volevo ringraziare tutti per... (pausa di 4 secondi) ... la vostra partecipazione qui stasera. Quest'anno abbiamo fatto una cosa eccezionale... (pausa di 2 secondi) ... Saluto tutti e, per chi non ci sarà l'anno prossimo, auguri!” Discorso del Presidente, per un totale di 18 secondi, comprese le pause. Battuto il record di brevità dell'anno scorso.
Secondo secondo (che forse si poteva saltare, ma c'era chi lo attendeva perché non gradisce il pesce): filetto di vitello con rosmarino e patate al forno. Io ho preso solo un assaggio, molto molto buono il filetto, tenerissimo, si tagliava con il pane. Invece all'arrivo delle patate non so trattenermi, per me son sempre buone (e tantine, anche se siamo alla fine).
Con il dolce (zuccotto di panna e cioccolato, buonino, niente di speciale, ma forse ormai ero fatto) arriva un Lugana Brut Fabiano, sempre dei vigneti Argillaia, da 12,5°. Il gusto è più pieno e persistente al palato, rispetto al Prosecco iniziale. Sembra anche più vecchio, lasciato in bottiglia.
Non considero e non aspetto caffè e grappe, ma mi prendo un flut con il Lugana Brut ed esco giù fuori, io solo, nel gazebo di legno e vetro, dove il nostro musicista, pure lui da solo, ha riposto il sax, e, girato di spalle, guardandosi nel riflesso della vetrata scura, con una chitarra ed una base a basso volume, si autopropone per un dolcissimo jazz nel cuore della notte.
Imperdibile!!!
[Funghetta]
20/05/2010