C'era una volta una Trattoria storica a Bologna, che festeggia i 54 anni di attività.
C'era una volta la mitica Gigina, classica "arzdaura" bolognese, che aveva la padronanza del mattarello quanto un ninjia quella del nunchaku.
C'era una volta...
Già, perchè quello che rimane dell'antica trattoria della Gigina sembra un ricordo.
Attenzione, non si mangia male, assolutamente.
Però tutto questo gran parlare sulle guide, tutte queste frasi "se vai a Bologna vai dalla Gigina!" (salvo poi scoprire che non c'è un bolognese che ti consigli di andarci), forse, e dico forse, è dovuto alla fama e alla vecchia nomea.
Comunque sia, andiamo un lunedì a pranzo, approfittando del fatto che è uno di quei pochi locali aperti tutti i giorni.
Da fuori mai si immaginerebbe il locale all'interno.
Enorme, su diversi livelli, tanto che si possono mettere a sedere tranquillamente almeno 100 persone, in tavoli comunque distanziati.
L'arredamento è molto sfarzoso, anche troppo: specchi e lampadari ovunque, legno scuro, calici e posateria di un livello oltre la "trattoria" vera e propria, cartelli in dialetto.
Il servizio si alterna fra un cameriere veramente poco loquace e un altro che fa il brillante senza però esagerare.
I menù sono tutti basati sulla tradizione bolognese, riprendendo le vecchie ricette della mitica Gigina.
Noto anche che i menù per le signore non hanno i prezzi.
Non mi piace mai, invece, quando in posto del genere, dove si vuole dare un certo tipo di servizio, non si propone nemmeno la carta dei vini, nonostante all'entrata ci siano diverse bottiglie in mostra, alcune anche valide.
Senza insistere troppo, prendiamo 1/4 di merlot della casa, senza infamia e senza lode, e una bottiglia d'acqua.
Mentre scegliamo i piatti, ci vengono portati dei cubetti di mortadella e delle piccole crescentine fritte per cominciare.
Il buon vecchio Angelo, gelataio da una vita, mi dice sempre: "se vuoi capire se una gelateria lavora bene, devi sentire la crema, il cioccolato e il fiordilatte; se fanno schifo quelli, lascia perdere"
Bene, allo stesso modo, se si vuol capire se una trattoria che proponga cucina bolognese lavora bene, bisogna provare i tortellini, le lasagne e, soprattutto, la tagliatella al ragù.
Presto detto: Mitiche tagliatelle al ragù della “Gigina” per me, Gramignone sporcafaccia con salsiccia al pasticcio per il mio ospite.
Buona la pasta, non male, rugosa, di tagli diversi, si sente e si vede che è fatta in casa. Buono anche il ragù. Ma nulla di più. Un buon piatto, ma non quell'oracolo che si sente dire in giro.
Magari le mie aspettative erano troppo alte, ma davvero non ho tutto questo entusiasmo ripensandoci.
Il gramignone allo stesso modo non è male, ma "riempie" troppo, vista la quantità di panna.
Già abbastanza sazi, saltiamo il secondo e passiamo a un paio di dolci: zuccotto di torroncino e crema balsamica e gelato alla crema di fattura artigiana. Nella media.
Togliamo il disturbo pagando, in totale, 44,50 euro.
Sarei a metà strada fra i due ed i tre cappelli, ma consigliato è troppo. L'ho provato, non è andata male, ma siamo a posto così.
Buono
[corpicino]
30/05/2010