Mi mancava poco alla laurea, ma già lavoravo in uno studio di architettura da quattro anni. Disegnando, ascoltavo “Somebody to love” (Qualcuno da amare) dei Queen, appena uscita. Erano anche gli anni di piombo. Le Brigate Rosse ammazzavano chi poteva intralciare il loro pensiero , i giudici popolari disertavano i processi delle BR per paura. I grandi Lucio e Mogol proponevano “Amarsi un po'” e io, pur nel mio vortice di musica ed architettura (allora condensato in Firth of Fifth dei Genesis, stupendamente impostata secondo le regole della sezione aurea) e di drammi nazionali, cosa decisi di fare - non da solo ovviamente - al contrario di tanti miei amici che, inizialmente, mi guardavano strano?
Decisi di sposarmi.
La domenica era luminosa, il cielo azzurrissimo e il sole caldo, dopo settimane di freddo e di brutto tempo. Ero molto giovane, ma anche molto convinto, e fu, senza ombra di dubbio e senza retorica, il giorno più bello della mia vita!
La chiesa romanica di S.Rocco, in mezzo agli olivi di inizio collina, appena sopra casa mia, era piena di fiori di campo, papaveri, margherite e fiordalisi, che i nostri amici avevano raccolto nei campi lì vicino il giorno prima (pochi schèi, niente fiorista, risultato splendido). All'inizio della Messa, alla nostra entrata in chiesa, invece della marcia nuziale di Mendelssohn, casse giganti e amico fidato al mixer, abbiamo fatto metter su “Morning has broken” di Cat Stevens (che bella!... ). A metà Messa, con una decina di chitarre, bonghi e batterie artigianali, abbiamo cantato “Dio è morto”.
Parroco stralunato.
Alla fine: Celebration della PFM a tutto volume!
S.Rocco, pur continuando a mostrare la dolorosa ferita sulla coscia, accennava ad un leggero sorriso; non così il Parroco, che, sulla porta della sacristìa, aveva le mani sulle orecchie e gli occhi strizzati...
Mi fermo con l'antefatto, perché non vorrei annoiare.
Per tradizione, alla nostra ricorrenza del 29 maggio ci tuffiamo sempre sul pesce. Stavolta è la trentatreesima, siamo tentati anche dall'alta cucina.
L'abbiamo adocchiata sulla strada per il Monte Baldo, prima della frazione di Pazzon di Caprino. Si tratta di una villa signorile di campagna del settecento, costruita su una precedente struttura del quattrocento. Il complesso, che comprende anche l'hotel (ma il ristorante è aperto a tutti), è veramente maestoso, completamente ristrutturato, ubicato a mezza collina in una posizione incantevole, con vista meravigliosa, circondato dal parco, e poi prati bordati da gruppi di cipressi, vigneti ed olivi tutto attorno. Una doppia scalinata balaustrata porta dalla corte alla piscina sottostante, che poi prosegue verso la discesa del panorama dello sfondo... una piccola Versailles.
L'eccellente cameriere, che ci servirà poi alla perfezione, come tempi e modi, nonostante un matrimonio contemporaneo nell'altra sala, ci fa accomodare nella barchessa, elegantemente arredata, tutta in beige chiaro: tovaglie, sottotovaglie, sedie, tende. Da bere una minerale gasata e un Custoza Zaleo Doc della cantina Aldegheri di S.Ambrogio di Valpolicella, 12,2°, anno 2009, colore paglierino, profumo leggermente aromatico, sapore delicato. Ottimo, con Aldegheri non abbiamo mai sbagliato.
Visita ai bagni: di lusso, con vasi di gigli rossi e scodelle di petali di rosa.
Cominciamo con gli antipasti, che ci assaggiamo a vicenda. Gamberoni giganti fritti, avvolti in kataifi, serviti con salsa al rafano, salmoriglio (olio extra vergine, prezzemolo battuto, olive nere, acciughe, aceto, capperi e aglio), fili di melanzane fritti, salsa di soia piccante. Una squisitezza.
Mousse di zucchini in quadretti di pasta sfoglia. Senape particolare (più dolce che salata, ma non siamo riusciti a definirne la composizione) con julienne di pomodorini freschi. Mini bavaresi di peperoni e zucchini. Guacamole di avocados con pomodori, chili, cipolla e polvere di cumino. Eccezionali. Solo il timballo di radicchio rosso con funghi su letto di parmigiano lo lascio a mia moglie, che se lo pappa di gusto.
La giornata, in sé, non è proprio felice felice. I figli, pur già grandi, dominano sempre la scena. Prevale un costante rapporto uterino tra loro e la mamma. Continuiamo a parlare della Giulia, che non sta tanto bene al Cairo, vuoi per l'atteggiamento integralista delle sue colleghe del posto, vuoi per problemi di salute tutti da decifrare. Oggi pomeriggio, mia moglie è stata per tre ore a passeggio con la Eli, di nuovo con gli occhi arrossati... e con il contratto di lavoro in scadenza. Stefano ha appena sbattuto con la macchina e non ha fatto il compito di matematica come s'intendeva lui.
Arrivano i due primi, che ci dividiamo. Pici su carpaccio di gamberi (crudi) in salsa pure di gamberi (cotti), tagliolini all'astice con sugo di pomodorini freschi, carote, zucchini. Strepitosi. Non sono riuscito a capire se la pasta l'avevano fatta loro. Propendo più per il no, ma il sugo si aggrappava alla perfezione, caldo, fragrante, profumato. Inoltre, mentre gli antipasti erano abbastanza calibrati, i primi ci sono stati serviti in quantità notevole, strana per l'elevatissima qualità . C'era mezzo astice nel piattone di tagliolini.
Giungiamo alla fine che non c'è più spazio per i secondi. Oddio, io un buchetto forse ce l'avevo ancora, ma mi lascio trascinare, anche per non scoppiare, e ordiniamo due desserts.
Bzzzz... bzzzz... bzz... z... sms dall'Egitto: “33 anni e 3 bei figli. Vi siete divertiti?”
Risponde in modo completo la Marta, pincionando subito, assatanata, sul telefonino. Io prendo atto che la mia bambina più grande conserva una buona autostima, ma, effettivamente, ci siamo anche divertiti (sperando che non sia finita) e i tre figli ci son venuti benino.
Il “Puzzle floreale” mi ha subito ispirato: sorbetto alla lavanda (originalissimo e buonissimo), mousse alla fragola e fiori di fragola, panna cotta al karkadè, gelatina alla camomilla, buone tutte e tre, biscotto alla rosa (straordinario, che profumo), infuso di menta e verbena per sciacquare la bocca (gradevole). Ogni parte in dose ridotta, ma la roba è comunque tanta e tanto buona. Non è finita, il secondo dessert si chiama “Primavera”: gelato al pistacchio su letto di meringa ai pistacchi di Bronte, cremoso allo yogurt, biscotto morbido alla passion fruit.
Molto, molto buono e particolare il tutto. Un plauso alla piccola (di statura) grande chef Patrizia, che periodicamente cambia menu per inventarsi cose nuove. Il mese scorso, ci racconta la gentile proprietaria, che si è fermata al nostro tavolo per due chiacchiere, ha fatto una serata a tema, tutta a base di cioccolato/cacao, presente in antipasti, primi, secondi, dolci...
Il conto totale è di 106 euro. Segno questo, ma, volendo deflagrare, o comunque per stomaci potenti, ci poteva anche stare un mezzo secondo a testa per 10 euro in più circa o uno intero per 20.
Amaro in bottiglia, offerto dalla casa.
Come ogni anno, in questa occasione, ripensiamo (io e il falchèto) a quel giorno. Oggi lo condivido anche con voi, chi per una semplice lettura curiosa per sapere dove e come abbiamo mangiato, chi, se lo desidera, anche nella sostanza e col cuore.
Amarsi un po'
è come bere,
più facile,
è respirare.
Basta guardarsi
e poi avvicinarsi un po'
e non lasciarsi mai impaurire, no.
Amarsi un po'
è un po' fiorire,
aiuta sai a non morire.
Senza nascondersi,
manifestandosi,
si può eludere la solitudine,
però, ... però volersi bene,
partecipare,
è difficile quasi come volare.
Ma quanti ostacoli
e sofferenze,
e poi sconforti e lacrime,
per diventare noi
veramente noi,
uniti,
indivisibili,
vicini,
ma irraggiungibili.
Imperdibile!!!
[Reginalulu]
30/05/2010
La citazione finale mi fa commuovere ma tanto si sa che ho la lacrima facie