Mi ricordo ancora quando il buon vecchio Andre, ai tempi dell'università, mi diede il biglietto da visita di questo locale.
Eravamo appena stati a Vesale e mi disse "Non ci sono mai stato, ma se ti piace la Zita dicono che questo sia un posto imperdibile".
Da allora saranno passati dodici anni, se non di più, durante i quali, ogni tanto, tornavano fuori le lodi di questo Eden del fungo e tartufo, con leggende riguardo alle prenotazioni caratterizzate da tempi biblici.
Finalmente ci sono andato anche io e, mi dispiace, mi distaccherò molto dalla voce del popolo.
Questo per diversi motivi.
Sicuramente le aspettative erano alte, forse troppo. Magari sono diventato troppo fighetto, di bocca buona, ma vado con lo stesso spirito sia nella trattoria alla vecchia che nel locale stellato, preferendo sicuramente la prima e tenendo il secondo per qualche occasione particolare.
Poi, ho imparato che l'equazione "mangiare tanto/mangiare bene/spendere poco" raramente funziona, e questo caso ne è l'ennesimo esempio.
Infine, mai come ora mi sono sentito tanto vicino al tizio della pubblicità che, steso nel letto, ha il cinghiale che lo fissa, a sedere sopra il proprio stomaco
L'occasione della visita nasce da un giro lavorativo in zona.
Sono circa le 13.30 e, a pochi chilometri da Pian del Voglio, mi viene in mente questo locale.
Imposto Ca' Santoni nel navigatore e in circa dieci minuti siamo a destinazione.
Il parcheggio non manca: ce n'è uno grande ai piedi del ristorante, al quale si arriva per mezzo di una scalinata, poi c'è la possibilità di parcheggiare anche di fianco al locale, subito dopo la curva a radicchio.
Essendo un giorno infrasettimanale, non ci sono problemi, ma immagino che le leggende sulle prenotazioni a due mesi di distanza per il weekend siano vere.
Il locale si divide in tre ambienti.
All'ingresso, la prima sala, piccola, con il bancone del bar e qualche tavolo, una ventina di coperti.
Ambiente in legno scuro, tutto molto buio, tipico del baretto di montagna.
Da qui si entra nella seconda sala, la più grande, un'ottantina di coperti almeno.
Tavoli e sedie anch'essi in legno scuro, tovaglie bianche, piatti, bicchieri e posate tipici da trattoria alla buona. Nel contesto, ci stanno.
Alle pareti, fucili, attrezzi da contadino e una marea di foto, con gente più o meno famosa passata da lì, poi macchine, moto e varie gnocche mezze nude - la patata non sente mai la crisi, vien da pensare...
Fuori, un terrazzo verandato con altri 8/10 tavoli, ancora quadri con foto ormai bluastre perchè stinte dal sole e qualche effige in marmo.
Noi veniamo fatti accomodare proprio qui, e devo ammettere che il panorama, con vista sulla vallata, non è niente male.
Al nostro tavolo viene una ragazza, dal chiaro accento est-europeo, chiedendoci subito in modo molto sbrigativo cosa vogliamo da bere.
Acqua naturale, che arriva nella bottiglia di plastica da un litro e mezzo.
Al secondo giro, ci chiede se vanno bene gli antipasti, con il tono di chi parla con qualcuno che conosce bene la tipologia del locale, ma purtroppo non è il nostro caso.
Ok gli antipasti...ma quali? Cosa si mangia?
Non si sa. Qui non esiste menù.
Nel giro di poco, compaiono sul nostro tavolo una serie di vassoi con:
- affettati misti - nella fattispecie, due fette di crudo, due di arrosto, qualche pezzetto di salsiccia passita. Nella norma.
- insalata di porcini crudi con olio, prezzemolo e parmigiano. I porcini sono quasi insapore, il parmigiano è in quantità industriale e copre tutto il resto.
- ricotta fresca e una cipolla sott'aceto tagliata in due. Buona la ricotta, leggera e poco "gasata" la cipolla, anche se il gusto pungente dell'aceto è marcatissimo.
- due crostini ai funghi e due pezzetti di polenta, anch'essa ai funghi. Il pane dei crostini è il classico montanaro, purtroppo non abbrustolito, quindi molto tenero. Polenta ok. Funghi nella norma (per chi è pratico, ricordano, in peggio, i crostini della Zita con il sugo rosso).
A questo punto, già abbastanza sazi, decidiamo di prendere un solo primo ed un solo contorno.
Tortelloni di ricotta e spinaci al tartufo e patate fritte al tartufo.
E qui ci sarà il responsabile del cinghiale che ora siede al mio fianco Maledetto olio tartufato...
I tortelloni hanno una sfoglia troppo liscia, con bordi precisi e netti, una consistenza tendente al gommoso. Viene da pensare che non siano fatti in casa.
Il vero problema, però, è nel momento in cui si tagliano a metà con la forchetta: un odore pungente di olio tartufato si sprigiona sotto al naso ed è quasi fastidioso.
Il tartufo che ricopre in quantità industriale il piatto è probabilmente un estivo che non sa di molto, e a questo serve la correzione dell'olio.
Stesso discorso per le patate.
Scure, agliatissime, coperte di tartufo e talmente unte dal solito olio maledetto che se le spalmi sul muro questo diventa trasparente.
Con non poca fatica, arriviamo quasi alla fine, lasciando nel piatto qualche patata che proprio non riusciamo a mandare giù.
Saltiamo i dolci, ma ordiniamo un solo sorbetto al limone, triste e acquoso, per vedere se è in grado di sturare e sgrassare un po', ma niente di fatto.
Il nostro stomaco è arrivato al capolinea.
Ci alziamo e ci dirigiamo verso il bar per la cuenta, facendo una sosta ai bagni (io salto, ma l'unico commento che mi fanno al ritorno è un esplicito "Croce sopra").
L'ultima cosa, che ci fa storcere un po' il naso, è il fatto di rimanere almeno cinque minuti ad aspettare davanti ai titolari, che intanto fanno altro perchè la moglie sta parlando di niente con l'amico del tavolo di fianco, il marito invece racconta delle macchine che ha in garage con altri due.
Se ci fate il conto, ci togliamo subito dalle balle e così potete parlare finchè volete, dai...
Alla fine della fiera spendiamo 25 euro di tutto.
Un'inezia.
Ma in fondo cosa abbiamo mangiato? E soprattutto, COME abbiamo mangiato?
Così così.
Da quel che ho capito, qui il menù è a prezzo fisso, si va dai 25 ai 30 euro a testa prendendo i nostri antipasti, un bis di primi, un secondo, il dolce e il vino della casa (imbevibile, a detta di tutti).
Credo che con questa cifra, e con altrettanti chilometri, si possa stare decisamente meglio, mangiando magari un po' meno, ma con una qualità decisamente più alta, che possa evitare di sbuffare tartufo tutto il pomeriggio, neanche fossi Grisù.
Probabilmente per chi vuol fare della baracca, spendendo il giusto e mangiando tanto, questo posto è imperdibile. Ci può stare.
Per quanto mi riguarda, poteva decisamente andare meglio...
Poteva andare meglio..
[joy]
18/06/2010
Peccato Kava, occorre un'altra recensione, per rifarti il palato