Stavolta son vestito bene. Oddio, non in frack, ma neanche in tuta. E poi, con mia grande soddisfazione, sono anche arrivato puntuale, non avendo altre rogne in ballo.
Si tratta della cena di fine anno con i colleghi della scuola. Anzi, con le colleghe, visto che l'altro maschietto ha dato forfait e son rimasto l'unico a rappresentare il sesso forte ( forte si fa per dire... ).
Arriviamo a Sotocastel all'imbrunire, dopo un violento nubifragio durato parecchie ore, con i nuvoloni bassi e scuri che si stracciano qua e là, e il cielo che arrossisce verso il tramonto. Speravo di mangiare nella bella corte, in mezzo agli olivi, ma qui tra le colline tira un'arietta fina, fina, e quindi è meglio star dentro.
Trascuro la descrizione dell'interno, che ho già fatto nella mia precedente recensione, se non per ricordare qualche particolare che allora mi era sfuggito ed a cui, secondo nuove tendenze, in futuro dovrò dare più importanza. Carèghe: de legno, impajàde (come le ho comperate io 33 anni fa per la mia cucina) (non so chi le ha fatte, ho pensato che alzarle per vedere se c'è un marchio sotto sarebbe stata una controproducente esibizione di muscoli e chinarmi io non potevo, perché sotto c'erano tutte le gambe delle mie colleghe, cosa mai avrebbero pensato?) ; bicchieri, uno solo, pulito, per bere; posate, una furzeina (ciao furz!) e un cortèl (non so le marche, chiedo venia, serie INOX comunque, senza croste).
Da bere un litro di Valpolicella Classico della cantina Aldegheri di S.Ambrogio (che, noto, serve parecchi ristoranti nella provincia di Verona), sfuso, da 12° stimati, leggermente mosso, buono, e un litro di Custoza sempre di Aldegheri, sempre sfuso, sempre della stessa gradazione, più buono ancora del rosso. Poi, sei litri di acque minerali gasate e naturali. Siamo in tredici, quasi mezzo litrozzo lo faccio fuori io, tra bianco e rosso, le mie colleghe sono parecchio morigerate con l'alcol.
Arrivano gli antipasti. Salsine fatte con salsa di olive macinate, melanzane pure in salsa e battuto di lardo con erbette e aglio, assieme a crostini di pane leggermente abbrustoliti... mmmm... che bontà!
Quindi: soppressa, pancetta tesa, speck, carotine sottolio e focaccia con salamino piccante, pomodoro, origano e olive. Strasquisito il tutto, spazzolato via alla velocità della luce, come spesso succede con gli antipasti.
La discussione, nella quale com'è ovvio riesco ad introdurmi assai raramente, verte stavolta soprattutto sugli esiti degli scrutini e sugli ultimi contatti con i genitori. In uno di questi, la mia collega di lettere, parecchio più giovane di me e, tra l'altro, pure carina e abbastanza in forma, ha avuto un incontro ravvicinato con il padre di un alunno sulla via della bocciatura, per tutta una serie di problemi, e costui (talis pater, talis flius evidentemente) pensando di far cosa gradita, per ingraziarsi la profe, le ha promesso (dato che faceva il rappresentante di quei prodotti) creme per le rughe e per la cellulite... Lei lo ha raccontato offesissima (immagino più per il tipo di offerta, che per il goffo tentativo in sé) e con gli occhi sbarrati.
Di primo ci portano orecchiette con basilico, ricotta e pomodorini freschi. Non mi accade spesso, ma ne ho avanzate un po'. Intanto la cottura delle orecchiette qui da noi (e non così al sud Italia) io la trovo spesso problematica: o troppo molle o con un filo di crudezza interiore (aaaaggrrrhhhhh...). Queste avevano la crudezza... e poi, troppo basilico, che copriva decisamente tutti gli altri gusti. Un accostamento poco vincente.
Ne mancano parecchie di colleghe e, come spesso accade, si sparla di chi non c'è. L'assente - si racconta - con fare molto “padano”, chiama un ragazzotto proveniente dal Ghana “tartufòn”. Mai nomignolo fu peraltro più appropriato: costui infatti, bello cicciotto, è arrivato in Valpolicella piccolissimo, parla in dialetto valpolicellese normalmente, ha sul braccio i distintivi della Padania e alla domanda sul perché non segua qualche volta suo padre ghanese, che esporta vino in Ghana, il ragazzo risponderebbe: “Mi no ghe vào mìa in mezo ai quei negri là...”
Anche il coniglio in tegame è leggermente duretto.
Buono di gusto, ma la ciccia era un po' stopposa. Ottima invece la carne salà, reminiscenza trentina scesa fin dalle nostre parti, che io ho mangiato cotta, ma ce n'erano anche parecchi vassoi di cruda con scagliette di grana. Tutto molto abbondante. Parecchio coniglio avanzato, non è un caso.
Broccoli saltati, patate al forno tiepide e qualcuna anche fredda ( ), carote julienne, zucchini trifolati, finocchio gratinato al forno: tutte buone le verdure, a parte la caduta sulle patate.
Tagliere di torte: ricotta e marmellata di lamponi molto buona, crostata alle ciliegie non assaggiata, zaletti con scaglie di mandorle eccezionali, salame di cioccolata normale. Anche in questo caso quantità notevole, tanto che qualche fettina qua e là è andata avanzata (la prossima volta chiamerò alla cena qualcuna che conosco io a fare da scopetta...)
Caffè per alcune e grappa di moscato per me. Il conto è di 22 euro, molto buono, con un leggero arretramento rispetto al passato (confermatomi anche da mia figlia che ci è stata qualche settimana fa) sulla qualità. Per me rimane comunque un posto da consigliare, per la semplicità e per la genuinità dei prodotti (conosco qualche fornitore).
Non so piùùùù-ù-ù-ù, se mi manca di più,
quella carezza della sera...
La nostra collega di religione tira fuori la suora che c'è in lei e anche la chitarra, con tanto di libretti “Cantèmo insieme” come si fa in Parrocchia, e si comincia con i New Trolls.
Le ragazze si stupiscono della loro intonazione e prendono coraggio. L'altro tavolone si unisce presto al coro e dopo mezz'ora tutta la trattoria canta con noi, forse anca i coghi in cusina...
A gò la testa che rimbomba ancora.
Consigliato!
[golosona]
18/06/2010