Il Tom-Tom, chissà perché, dopo una curva ci fa svoltare a destra per una stradina che scende subito in giù e quasi nemmeno si vede. Faccio appena in tempo a leggere il nome della via... Via Cartizze...
La strada è strettissima, ci passa solo la mia macchina, a filo, con un vecchio asfalto pieno di buche, in mezzo a muretti e a vecchie costruzioni fatiscenti, all'inizio. Sopra i muretti, vigne da tutte le parti. Poi per un piccolo tratto è stata cementata, infine rimane in battuto di ghiaia e si infila in mezzo ad una giungla di vigne, con molta foglia e molti polloni. Siamo nel cuore del Cartizze e quasi non ce ne rendiamo conto. Uno spettacolo adesso... in zona ci sono parecchie collinette con dei cucuzzoli ripidi, difficile anche vendemmiare. Ci verrà detto più tardi che gli antiparassitari vengono spesso dati con l'elicottero.
Il Prosecco Superiore di Cartizze è il vino ottenuto da uve maturate in questa sottozona della collina di Cartizze, situata fra le frazioni Santo Stefano, Saccol e San Pietro di Barbozza nel comune di Valdobbiadene. Superficie limitatissima: 104 ettari. Di conseguenza, ha un prezzo più alto di altri prosecchi. Non molti hanno vigne all'interno del perimetro, molti comprano l'uva.
Il Cartizze è parecchio aromatico, è un prosecco amabile. Il vitigno utilizzato è sempre quello della glera, a volte con minime aggiunte di altra uva.
Usciamo sotto Follo (Fol in dialetto) e, risalendo, ci fermiamo all'Agriturismo La Casa Vecchia, indicato nella mappa dell'anello del Prosecco. Il proprietario si chiama Follador Emanuele. Per la cronaca, folàr in dialetto vuol dire pigiare (l'uva) e el foladòr è colui che pigia l'uva.
Ci accoglie la giovane sposa che gestisce un agriturismo, aperto e ristrutturato di nuovo. E' un'azienda piccola, ma è quella che io, personalmente, prediligo di più. I Mionetto, i Bortolotti, i Valdo, i Val d'Oca, che fanno milioni di bottiglie, con tutto il rispetto, li ho saltati.
Il locale di degustazione è molto bello, con grossi travoni di legno, a sostenere il soffitto, non segati: cioè sono dei tronchi d'albero. La sposa non è molto in grado di spiegarci come fanno il vino, lei fa i mestieri in casa e nell'agriturismo. El foladòr è di là, intento a pulire i silos d'acciaio. Il prosecco non viene mai messo in botti di legno, almeno, così ci vien detto, da alcuni decenni a questa parte.
Ci apre il brut, molto buono, il prezzo qui è più giusto, sono 5,80 euro a bottiglia.
Assaggiamo anche l'extra dry, mezzo amabile che non ci convince, forse perché la bottiglia era aperta da tanto tempo e il perlage era quasi andato. La ragazza se ne accorge e gentilmente ce ne apre un'altra, ma ormai penso fossimo condizionati.
Tastiamo anche il loro Cartizze, tra gli 11 e gli 11,5 gradi, buono senz'altro, ma il brut, anche in questa cantina, ha fatto breccia.
La degustazione è gratis (tre mezzi calici a testa...). Acquistiamo due bottiglie di brut.
La tipologia dell'azienda sembra quella genuina di un “veneto-lavoratore”, anche se ancora poco aperto alle novità e a vendere bene la propria merce.
Ci hanno messo anni, in generale, a capire che occorreva una peculiarità di mercato per il loro territorio bellissimo; ora è arrivata, da qualche mese, si chiama Valdobbiadene DOCG. Se nelle bottiglie vedrete in futuro questa scritta, vuol dire che è prosecco-prosecco. Se non la vedrete, significa che quel prosecco non viene da Valdobbiadene. Col tempo infatti la denominazione “Prosecco”, mi è stato detto, è stata estesa a tutto il Friuli e all'intero Veneto, con l'esclusione delle province di Verona e Rovigo.
Consigliatissimo!!
[g.falconline]
26/08/2010