Nove mesi di recensioni mi ci son voluti per partorire (con dolore) il mio primo “un cappello”.
Con dispiacere doppio, perché alla base della mia visita in questo locale ci sono principi condivisi con chi lo gestisce, legati all'uso di prodotti biologici, al commercio equo e solidale, e non solo.
La Cooperativa Panevino si è insediata circa un annetto fa nei locali di un vecchio bar-osteria, precedentemente abbastanza trascurato, nel centro di Pedemonte e della Valpolicella, un paio di km. da casa mia. Adiacente all'osteria, è stato rilevato anche un negozio di alimentari dove i prodotti venduti sono, appunto, prevalentemente provenienti da una lavorazione biologica e dal commercio equo e solidale. Non mi dilungo in spiegazioni su questo fronte, perché credo che tutti sappiano, spero in modo approfondito, di cosa si tratta.
La Cooperativa Panevino promuove da un po' di tempo anche serate a tema, con spazio musicale a fine cena, oltre a mostre fotografiche e di altro genere. Insomma, anche un impegno di divulgazione culturale apprezzabile, nel deserto o quasi dell'area di Verona e dintorni, in particolare della Valpolicella.
Per mercoledì 29 era stato organizzato, in collaborazione con la Cooperativa Azalea (che gestisce servizi socio-sanitari-educativi e di inserimento di persone svantaggiate, ed opera con diverse attività di riabilitazione di queste persone, anche in campo enogastronomico), una serata di degustazione di pizza biologica. Dopo cena, alternative songwriting.
Questo il menu:
- Giardiniera al tòcco e selezione di formaggi
- Focacce ai pomodorini, alla cipolla e alle acciughe
- Pizza rossa con acciughe e capperi
- Pizza porri e caciotta
- Pizza pomodoro fresco, ricotta e aceto balsamico
- Pizza bianca ai carciofi e Monte Veronese
- Torta di mele
Compresa nel prezzo di 10 euro a persona, anche una birra da 0,25. Obbligo di prenotazione. Inizio della cena/degustazione ore 20,00.
Che bellezza! Vuoi vedere che stasera spendo ancora meno delle altre sere precedenti, nel mio vagabondare senza cucina? Per mangiare una pizza poi, con tanta altra roba... rischio calcolato... eheheheh...
QUASI
Fuori pioviggina e tira vento. Arriviamo alle 19,55. Siamo stanchi morti, dopo una giornata di lavoro, con l'aggiunta dei muratori sempre in giro per casa e dei piccoli grandi problemi da risolvere.
Il nostro tavolino, piccolino, proprio per due, è stato messo attaccato al muro del corridoio di passaggio di fronte al banco bar, ad un metro dalla porta d'ingresso, dalla parte dove si apre. La Marta mi fa subito gli occhi, ma io non ho voglia di questionare, nonostante il tavolino sia anche più alto degli altri, nonostante le gambe “dìndolino” da una parte e dall'altra, nonostante le sedie, con un filo di ferro rotondeggiante come schienale, siano parecchio scomode. Visto che io non mi decido, chiede lei di cambiare posto. “Impossibile, non c'è posto da nessun'altra parte”.
Primo errore nostro (ma eravamo troppo sconvolti per valutarlo con attenzione), dovevamo andarcene subito se il posto non ci era gradito. Invece siamo rimasti lì, come due tarlùchi. A nostra giustificazione parziale sta il fatto che la sala era piena di gente che conoscevamo e io di sicuro non avevo desiderio di far scenate.
Dopo 10 minuti, il cameriere ci dice che probabilmente si comincerà verso le 20,30 in modo da aspettare tutti i ritardatari. In una cosa organizzata così, tutta su prenotazione, può anche essere comprensibile che ci sia qualcuno che arriva colpevolmente in ritardo, però il mangiare e le pizze si possono portare ai tavoli anche separatamente, man mano che la gente arriva. Ovviamente, per loro, era più comodo partire e servire tutti assieme.
La cameriera ci fa pagare i 20 euro in anticipo. Mai successo prima, in tutta la vita. Avevano paura che scappassimo? Forse sì...
Dopo essere riusciti a mettere un pezzo di cartone sotto la gamba della tavola, per tenerla ferma, perchè mi stavano venendo le stornìsie, alle 20,35 uno dei soci della Cooperativa, probabilmente sentendo i nostri commenti (noi non ce ne rendiamo conto, ma di solito gli insegnanti parlano sempre ad alta voce per farsi sentire, anche quando non serve) sulla fame, sulla stanchezza e sul nervosismo, nonché sulla porta esterna che si apre continuamente sulla mia schiena sventolandomi la pelata e le orecchie, uno dei soci della Cooperativa, dicevo, con un gesto da me molto apprezzato ci riempie una ciotolina di patatine fritte, tipo PAI, e ce le offre.
Aspirate in meno di un minuto.
Chiediamo che ci portino il mezzo litro di birra, che arriva poco dopo. Spugnosa, impastante, con poco grado, la schiuma ti resta sul palato, una birra da poco, non voglio neanche sapere la marca.
Quando ormai alle 20,50 cominciavamo a spazientirci veramente, arriva la giardiniera: sono quattro cinque pezzettini di verdure (cipolline, carotine, cavoletto...) sott'olio a testa...
Dopo cinque minuti arriva un piattino bianco con numero due pezzettini di formaggio tenero: uno di caciotta, parecchio insipida, l'altro tipo asiago fresco, ancora più insipido della caciotta.
“Selezione di formaggi”? Sarebbe questa?
Quando abbiamo finito di introitare il tutto, arriva un cestino ricolmo di focaccine, che assomigliavano molto a quelle del supermercato preconfezionate nella plastica trasparente. Tempismo decisamente sbagliato, io avrei voluto mangiarmi giardiniera e formaggi con le focaccine... Proviamo, con grande coraggio, un assaggio, ma le focaccine da sole ci restano impegnate in gola.
E giù birra strassa.
Nonostante la fame, non abbiamo voglia di mangiare, da soli senza companatico, nessuno dei numerosi spicchi di focaccine rimasti nel cestino.
Passano venti minuti di folate di vento, misto ad odore di fumo di quelli che vanno fuori dall'uscio a fumare, e sbattute di porta, e arriva la pizza alle acciughe e capperi. E'un rettangolino da 7 cm. x 5 cm., solo spennellato di rosso pomodoro, simile alle peggiori pizze al taglio che io abbia mai visto, con numero due filetti di mezza acciughina e numero uno capperino. Micidiale. Nonostante la birra diluisca, riesco ad avanzarne un po'.
Passano altri venti minuti di tormenta di vento e fumo, e arriva la seconda pizza, più piccolina della prima, con i porri e la caciotta. Buonina questa, anche se la caciotta doveva essere quella insipida che ci avevano portato prima, però io la mangio tuttissima.
Colti da disperazione, per voler farci del male, ordiniamo un altro mezzo litro di quell'ottima birra... non venendoci neanche in mente di poter ordinare dell'altro... Altro errore, ma ormai la sera è segnata. Quattro euro aggiuntivi da pagare... sempre anticipatamente...
A dieci minuti alle dieci, arriva il terzo giro di pizza e un camerierino giovane giovane, pensando di farci piacere, ci dice con una battuta: “Guardate, ci siamo sbagliati, per voi tre pezzi invece di due!...”
In effetti nel piattino c'erano tre pezzi di pizza al pomodoro, sempre proveniente da una banda al taglio, delle stesse dimensioni di prima, con un grumo di ricotta sopra e degli zigo zago di balsamico. Inaffrontabile. Riusciamo a malapena a mangiarne mezzo pezzo in due.
A quel punto, succede raramente (ma a volte succede), decidiamo concordemente di saltare l'ultimo giro di pizza, prevedendo che il formaggio fosse sempre quello insipidino dell'antipasto (antipasto di formaggi che ho visto di rado... solitamente arrivano in fondo...) e chiediamo se possono portarci subito la torta di mele. La cameriera va ad informarsi e torna con la bella notizia: “Yes we can!...”
Dopo cinque minuti arriva la torta, decisamente sul crudo o cotta poco, che dir si voglia. Riesco ad avanzare anche quella.
Salutiamo i più vicini conoscenti, ci alziamo e togliamo il disturbo.
Ci ho pensato su, prima di mettermi a scrivere, perché forse non mi pareva il caso, viste le tante persone che conosciamo in quell'ambiente. E ancora... avevo appena finito di declamare, nei commenti della mia precedente recensione, che i posti buoni li cerco col lanternino... ma si sa, come diceva qualcuno, “senza contraddizione non c'è vita” (anche se costui ha un po' esagerato con le sue contraddizioni).
Quindi, prevale un larvato desiderio di: quel ch'è giusto è giusto.
La Marta propende per un “meno due cappelli”, con dicitura: “nevermore, gnà nca se mòro de fame!”
Lei è sempre un po' eccessiva, però ha ragione quando dice che non sono molto portati per fare queste cose, oppure hanno un criterio di valutazione parecchio diverso dal nostro su quello che è buono e non buono.
Io cerco di essere più comprensivo, perché poi alla fine un buco in pancia ce l'hanno chiuso, il capo mi ha dato anche le patatine PAI, e il pezzettino con i porri e la caciotta era mangiabile... loro cercano di guadagnarsi la pagnotta...
Per stavolta niente musica alternativa. Mi fiondo a casa, nel mio scantinato-lavanderia, ad annegarmi in un doppio Jameson, con, nel sottofondo, il Fix you dei Coldplay...
Lights will guide you home
and ignite your bones
and I will try to fix you...
Le luci ti guideranno a casa
e accenderanno le tue ossa
e io proverò a tranquillizzarti...
http://www.youtube.com/watch?v=jBEYyHGbwto
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Poteva andare meglio..
[golosona]
02/10/2010